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Il giovane Holden – J. D. Salinger
Io lo so, me lo ricordo come ci si sente
Eccolo qui il giovane Holden, in piedi sul confine tra l’adolescenza e l’età adulta. Un ragazzino irritante, presuntuoso, indisponente, spocchioso. Ma anche, e soprattutto, confuso, fragile, spaventato, a volte depresso “e via dicendo”.
Cacciato dall’ennesima scuola e in attesa di tornare a casa, dove lo aspetta la ramanzina del padre, ma forse anche dei dolorosi ricordi, si aggira in una New York fumosa e affollata nella quale, però, sembra così dannatamente solo.
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Anni luce – Andrea Pomella
La generazione perduta degli anni ’90
Quella delle persone nate negli anni ’70 fu definita “generazione X”, una generazione invisibile, piccola, figlia dei figli del baby boom, coloro che avevano messo in atto, o forse sarebbe meglio dire goduto, la “grandiosa” ricostruzione.
Giunti gli anni ’90, gli ormai 20enni di questa generazione si guadagnarono la reputazione di esseri apatici, cinici, senza valori o affetti.
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La scimmia sulla schiena – William Burroughs
Un lucido sguardo sul mondo della tossicodipendenza
Burroughs, non è certo un personaggio qualsiasi, pecora nera di una famiglia benestante, tossicomane nei suoi libri – molti dei quali semi-autobiografici – come nella vita, rapinatore e spacciatore per mantenere il vizio, ricoverato in un ospedale psichiatrico in seguito all’auto-amputazione dell’ultima falange di un dito, nonostante sia omosessuale si sposò due volte, uccidendo poi la seconda moglie in quello che pare sia stato un incidente mentre, entrambi ubriachi, tentavano di reinterpretare una scena del Guglielmo Tell.
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Blu quasi trasparente – Ryū Murakami
Una storia dura, senza fronzoli, senza movente, bellissima.
Un avvertimento per i potenziali lettori di questo libro: se avete pregiudizi riguardo al sesso di gruppo o al sesso alternativo, dovreste evitare questo romanzo. Se avete problemi con l’abuso di droghe e con i connubi droga/alcool che inducono il vomito, dovreste evitare questo romanzo. Se avete letto Trainspotting, Meno di Zero, o anche solo Gang Bang di Palahniuk e li avete trovati disgustosi, disturbanti o in qualunque modo lesivi del vostro credo o della vostra persona, dovreste evitare questo romanzo.
Il Giappone è un paese pieno di contraddizioni, dove l’estremo pudore si affianca agli hentai e ai bukakke, la cerimonia del thè alla Yakuza, le delicate Geisha da spettacolo alle prostitute bambine. Non mi sono meravigliata quindi quando ho letto che questo libro, vincitore del Premio Akutagawa nel 1976, è stato definito “il libro che ha sconvolto il Giappone”, forse proprio perchè per la prima volta qualcuno osava parlare dell’altra faccia della medaglia di una società ordinata e limpida: al contrario della la scrittura onirica e delicata dell’altro Murakami, Haruki, o di Banana Yoshimoto, qui troviamo la crudeltà sbattuta in faccia ed esposta fino all’osso.
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Storie di ordinaria follia – Charles Bukowski
Bukowski prende come un calcio allo stomaco, ma alla fine non si può non provare tenerezza per quest’uomo e i suoi racconti, che si dibattono tra necessità di sopravvivere e voglia di lasciarsi morire. Bukowski vive nella merda e ci sguazza. La potenza della sua scrittura sta nel ripudio del mondo e della persona umana, in primis la sua, della società americana e dell’ambiente poetico-letterario, troppo altolocato e snob. La sua scrittura raggiunge apici poetici incredibili per poi rituffarsi nella melma, fa ridere da far male la pancia e fa piangere, e ci avvicina a questa figura assurda e particolare che scrive di sè stessa, di quello che è e non di quello che vorrebbe essere, un poeta ubriacone con le gambe grosse, perso per il gioco d’azzardo la birra e il sesso, e nient’altro.