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Anni luce – Andrea Pomella

anni luce andrea pomella recensione

Classificazione: 4 su 5.

Gli anni Novanta sono stati nichilismo, rifiuto, autodistruzione, oscurità, ipnosi. Se dovessi dire che sono stati anni bellissimi è solo perché hanno coinciso con i miei vent’anni.

– pag. 83

Quella delle persone nate negli anni ’70 fu definita “generazione X”, una generazione invisibile, piccola, schiacciata dalla “grandiosa” ricostruzione attuata dai suoi padri, i figli del baby boom.
Giunti gli anni ’90, gli ormai 20enni di questa generazione vennero definiti esseri apatici, cinici, privi di valori o affetti.

Questo è un libro nato da quella generazione, il disilluso racconto di un uomo ormai adulto che guarda, col senno di poi ma anche con non celata nostalgia, a quegli anni quasi liquidi fatti di alcool, droga, amicizie sbandate e musica.

Ci sentivamo come figli perduti senza possibilità di riscatto. Non eravamo spronati dalla ricerca della gloria, non ci importava niente del futuro, non pretendevamo di utilizzare al meglio i nostri giorni. Ciò che cercavamo era solo un’anestesia che ci destituisse dal presente.

La musica dicevo, che si fa colonna portante e sonora di questo racconto in cui risuonano le note dei Nirvana, dei Pearl Jam e del grunge, un genere musicale che forse come pochi altri ha descritto il malessere e il disagio di un’intera generazione.

anni luce pomella cover

Sebbene io sia di un decennio più giovane dell’autore mi sono ritrovata molto qui dentro, nell’irrequieta urgenza di divorare il mondo alla ricerca della propria identità, nei traumi di un divorzio capiti solo molto dopo, nella necessità di alterare una realtà che non ha niente di allettante da offrire mentre lo spettro dell’età adulta ti si para davanti, nella musica che come una boa diventa appiglio salvifico nel mezzo di una tempesta interiore.

E’ un romanzo che probabilmente trova nel suo più grosso pregio anche il suo più grande difetto: è un romanzo generazionale, figlio di un’epoca che se non la si è vissuta, almeno in parte, forse non si può comprendere del tutto. Non so se i più giovani potrebbero apprezzarlo, ma per me è stato un racconto intenso e lucidissimo che mi ha penetrato lo sterno come roca la voce di Eddie Vedder in Black.

Frasi dal libro

Un giovane è sempre ben disposto nei confronti delle sostanze narcotiche eccitanti. Un giovane ambisce a che la realtà circostante non somigli più a se stessa. Il giovane è attratto dall’ignoto. Lo è più di quanto lo sarà da adulto e da vecchio. Questa è una costante umana dall’origine dei tempi. Gioventù e ubriachezza sono indissolubilmente legate. Non esiste ubriaco al mondo che non su ubriachi per desiderio di giovinezza.
(- pag. 35)

Capii abbastanza in fretta che tra i casini che i divorzio dei miei mi aveva lasciato in dono, questo era un punto tra i più rilevanti: un figlio di divorziati ha l’autostima di un lombrico.
(- pag. 44)

I dischi e i libri sono specchi, più o meno deformati, in cui cerchi te stesso, le parole e i suoni che sei. E quando li trovi, è allora che esisti, totalmente, pienamente, che sei, senza propaggini, senza scaturire oltre i limiti, solo nel tempo che permane, nel preciso istante.
(- pag. 117)

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Ci sono i Pearl Jam, ci sono anni senza pace in cui il mondo lascia indifferenti, c'è Q, il chitarrista incontrato per caso con cui capirsi è facile e con cui si condivide tutto. E poi c'è un viaggio - insensato e indimenticabile - attraverso l'Europa, muovendosi di notte, tornando a casa per comprare il whisky dove costa meno, per rimettersi in marcia un minuto dopo rifacendo la rotta al contrario, con lo zaino di nuovo pieno di bottiglie, per mille chilometri, e altri mille ancora. Anni luce è un romanzo che racchiude una passione inquieta e guarda nel vuoto di una generazione che nel grunge si è riconosciuta in modo quasi simbiotico.

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