La città al mattino è abbagliante, mi appare indistinta. I paraurti delle auto che passano luccicano. Mi è venuta la nausea.
— pag. 134
Su Goodreads ho letto un avvertimento per i potenziali lettori di Blu quasi trasparente che mi sembra estremamente azzeccato: “se avete pregiudizi riguardo al sesso di gruppo o al sesso alternativo, dovreste evitare questo romanzo. Se avete problemi con l’abuso di droghe e con i connubi droga/alcool che inducono il vomito, dovreste evitare questo romanzo. Se avete letto Trainspotting, Meno di Zero, (e aggiungere anche solo Gang Bang di Palahniuk NDR) e li avete trovati disgustosi, disturbanti o in qualunque modo lesivi del vostro credo o della vostra persona, dovreste evitare questo romanzo”.
Il Giappone è un paese pieno di contraddizioni, dove l’estremo pudore si affianca agli hentai e ai bukakke, la cerimonia del thè alla Yakuza, le delicate Geisha da spettacolo alle prostitute bambine. Non mi sono meravigliata quindi quando ho letto che questo libro, vincitore del Premio Akutagawa nel 1976, è stato definito “il libro che ha sconvolto il Giappone“, forse proprio perchè per la prima volta qualcuno osava parlare dell’altra faccia della medaglia di una società ordinata e limpida: al contrario della la scrittura onirica e delicata dell’altro Murakami, Haruki, o di Banana Yoshimoto, qui troviamo la crudeltà sbattuta in faccia ed esposta fino all’osso.
Il libro, il cui protagonista e autore hanno lo stesso nome, ci scaraventa nel piccolo universo dei figli del Giappone post-bellico, in un lisergico tumulto di animi persi e perennemente alterati dalle droghe, dall’alcool, da un’altra pasticca di Nibrole, da un’altra siringa. Una spirale che è, nel contempo, salvezza e devastazione, che crea visioni distorte, allucinazioni violente che deformano la realtà fino a portare a situazioni estremamente pericolose, all’autolesionismo e, infine, all’autodistruzione.
L’atmosfera sudicia e nauseabonda ci pervade, vomito, alcool, cibo andato a male, piedi sporchi e puzza di sudore, orge consumate su un pavimento ricoperto di qualsiasi tipo di rifiuto, copri concessi ai soldati americani senza amore e senza ribellione. Giorni che passano uno uguale all’altro in un continuo grido di dolore che ormai non è più un grido, ma piuttosto una rassegnata e forse inconsapevole accettazione dello stato delle cose, dove l’alterazione dovuta alle droghe diventa la realtà, e la “vera” realtà rimane solo una trama confusa in sottofondo.
Unico punto di luce in questo buio torpore è proprio Ryū, che “vede il mondo con gli occhi di un bambino”, che ha una città nella sua testa che cresce e pulsa, che vive come in un sogno distorto ammantando tutta la storia di quel lato profondo e onirico tanto caro agli scrittori Giapponesi.
L’anomala scrittura al tempo presente non lascia scampo né spazio alla speranza. Tutti ci scorre tra le mani bruciante come acido, lasciandoci impotenti di fronte a una terribile e inarrestabile caduta nel vuoto.
Una storia che arriva potente e dolorosa come un calcio nello stomaco, nella quale non ci sono appigli salvifici, ma solo la desolata brutalità di una gioventù senza alcuna speranza nel futuro, che fa dell’autocombustione la propria unica, devastante, possibilità di riscatto.
Un’ultima nota: l’unica edizione disponibile in italiano è quella della Rizzoli del 1993 dopo quasi 30 anni di assenza dagli scaffali, il libro è stato finalmente ripubblicato in Italia dalla piccola casa editrice Atmosphere (con una traduzione revisionata e una postfazione a cura dello stesso traduttore) che personalmente ringrazio di cuore per non aver lasciato cadere nell’oblio questo libro tanto anomalo quanto magnifico e devastante.
Frasi dal libro
Mi accorgo che il mio cuore batte tremendamente lento. Anche il mio membro, impugnato dalla ragazza nera, si muove a scatti, quasi al ritmo delle pulsazioni. Sembra davvero che soltanto il cuore e il pene, uniti strettamente, siano in funzione e che tutti gli altri organi si siano liquefatti. (pag. 96)
Insegne al neon che abbagliano gli occhi, i fari delle auto provenienti in senso contrario che ti fendono il corpo a metà, camion che sorpassano con un rummore identico al verso di un gigantesco uccello acquatico, grandi alberi che ti si parano davanti all’improvviso, fabbriche con macchinari indecifrabili tutti allineati e ciminiere che eruttano fiamme, una strada tortuosa che sembra acciaio fuso colato da una fornace.
Un fiume cupo che scorre sinuoso producendo suoni come un essere animato, erbe alte cresciute ai lati della strada che oscillano al vento come se danzassero, una sottostazione elettrica circondata da filo spinato che vibra e sbuffa sollevando vapore, e poi Lily che continua a ridere come impazzita e io che guardo tutto questo. (pag. 115)
Il segnalibro
Ryū Murakami
Ryū Murakami (村上龍 Murakami Ryū), all’anagrafe Murakami Ryūnosuke è uno scrittore, sceneggiatore e regista giapponese.
Nasce a Sasebo il 19 febbraio 1952. La sua prima opera, Blu quasi trasparente, scritta quando era ancora uno studente, vinse il premio letterario Gunzo per esordienti nel 1976 e successivamente il prestigioso premio Akutagawa. Nel 1980 pubblica il romanzo Coin Locker Babies (inedito in Italia), ancora acclamato dalla critica.
Murakami ha suonato la batteria per un gruppo rock chiamato Coelacanth e è stato spesso ospitato un talk show televisivo.
Libri recensiti dell’autore:
- Genere: Romanzo
- Titolo originale: Kagirinaku tōmei ni chikai burū
- Lingua originale: Giapponese
- Anno pubblicazione: 1977 (1° ed. Italiana 1993)
- Isbn: 9788817675949 / 9788865643198
- Casa editrice: Rizzoli
- Traduttore: Bruno Forzan
- Pagine: 240
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