Published in: Cinema, Film tratto da libro
Storie di ordinaria follia
Tratto dall’omonimo libro di Charles Bukowski, che io ho molto amato, il film è un tantino deludente. Favoloso nella parte poetica che il grande Bukowski mette in ogni suo racconto, manca invece del rovescio della medaglia, la fame, l’alcolismo, i soldi guadagnati giocati ai cavalli, alla base della vita sciagurata e sregolata della scrittore.
L’idea di base dovrebbe essere il male di vivere, fortemente radicato negli scritti di Bukowski, che passa da una bottiglia all’altra e da una donna all’altra, che tocca il fondo del barile e ogni volta, miracolosamente, si rialza.
Published in: Autori stranieri, Classici, Libri
Oliver Twist – Charles Dickens
Che dire? Non sono un’amante delle tragedie, soprattutto quelle in cui i personaggi buoni sono buonissimi e bellissimi e quelli cattivi cattivissimi e bruttissimi. E questo è quello che accade in Oliver Twist, piccolo cucciolo bastonato sin dalla nascita, che non fa altro che ricevere botte a destra e a manca. 4 stelle per l’ambientazione, la cupezza dei bassi borghi londinesi abitati dagli scarti della società che vivono di stenti e lottano quotidianamente per un tozzo di pane.
Published in: Autori stranieri, Libri
Esercizi di stile – Raymond Queneau
Un capolavoro di questo signor Raymond Queneau, un tizio di Le Havre, un indeciso che non sapeva se appassionarsi “al delirio del matematico o alla ragione del poeta”, e per sicurezza li mischiava; uno che cominciava col voler scrivere una “Enciclopedia delle scienze inesatte” (fisica evolutiva, antropologia spaziale, metabolismo storico, chirurgia morale, spropositologia, irrilevanza comparata, matenautica…) e finiva col dirigere l’Encyclopédie de la Pléiade, uno che voleva quadrare il cerchio e pure la botte, con tutta la moglie ubriaca dentro.
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Monty Python and the Holy Grail
Prima di dire qualcosa su questo film devo fare due premesse.
Premessa n° 1: il film è stato scritto, interpretato e diretto dal gruppo comico inglese dei Monty Python durante una pausa tra la terza e la quarta serie del loro popolare show sulla BBC “Monty Python’s Flying Circus”. E’ un film a bassissimo costo basato su un soggetto definito e pieno di invenzioni comiche per sopperire alla mancanza di fondi come, ad esempio, noci di cocco per imitare gli scalpiti degli zoccoli dei cavalli o un il mostro della grotta che, invece di essere reale, è disegnato da Gilliam, uno dei registi.
Published in: Cinema, Film tratto da libro
Recefilm · Fahrenheit 451
Genere: fantascienza, drammatico Anno: 1966 Regia: François Truffaut Visto: in DVD Da Gli anni della Fenice (1953) di Ray Bradbury: in una società del Medioevo prossimo venturo, condannata all’ignoranza da un potere dispotico che condanna i libri al rogo, il pompiere incendiario Montag incontra Clarissa che ama la lettura, comincia a leggere per curiosità… Tratto dall’omonimo libro di Ray Branbury il film ha sicuramente un suo fascino e rimane molto fedele al libro, descrivendoci, in un immaginario futuro dove leggere […]
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Notturno indiano – Antonio Tabucchi
Un racconto affascinante e misterioso, profondo e sfuggente allo stesso tempo. Parla di un viaggiatore che è alla ricerca di un amico scomparso, e ci porta in un’india oscura, inquietante dove incontra strani personaggi. Ogni incontro è come un piccolo frammento che compone un mosaico, per arrivare a comprendere che questo viaggio non è altro che un percorso interiore alla ricerca di ricordi, di sensazioni, di profumi… alla ricerca di se stesso.
Published in: Autori Italiani, Libri
Tre volte invano – Emiliano Poddi
Lo sport, il basket, è il fulcro del romanzo che però non è un romanzo che parla di sport in senso stretto: ci si trova lì, in mezzo al campo, dove le scarpe di gomma stridono sul linoleum come grida di rondini, si vivono le emozioni di un ragazzo che diventa grande, i ricordi del mare, luoghi vecchi e nuovi. Si vivono la gioia e la tristezza, l’esaltazione come lo sconforto a la rassegnazione.
Published in: Altri Film, Cinema
Grindhouse – A prova di morte
Nato inizialmente proprio con questo concetto, e per essere proiettato insieme al film di Rodriguez Planet Terror, Grindhouse ha purtroppo ricosso uno scarso successo commerciale negli USA, che ha fatto sì che per molti mercati esteri, come in Italia, i produttori dividessero i due film proiettandoli come prodotti a sè stanti. Ed è proprio così che ci siamo ritrovati nelle sale un Death Proof più lungo di mezz’ora, senza alcuna traccia del film diretto da Robert Rodriguez né dei famigerati “finti trailer” che intervallavano i due film nell’edizione originale. Posto che Death proof è un oggetto difficile da cogliere se privato del sopracitato contesto, e che a tutti noi non può che dispiacere del barbaro sezionamento di un progetto così interessante, il Tarantino cinefilo e appassionato dei B-movie si regala comunque la possibilità di girare un film in cui si utilizzano i-pod e cellulari ma in cui i colori, le rigature, gli stessi salti di fotogramma sembrano quelli di un film del 1977 non troppo ben conservato. Fin qui tutto bene perché il godimento è elevato. Lo è anche nelle esplosioni di violenza che trovano il loro spazio nel terzo finale di ognuna delle due parti in cui è diviso il film.
Solo che per giungere a ciò si devono sorbire lunghe, tarantiniane chiacchierate. Si tratta senza dubbio dell’ennesima provocazione del luciferino Quentin (che compare come sempre in un cameo): volete l’azione? Volete lo splatter? Aspettate. I tarantiniani doc sono pronti a tutto e quindi apprezzeranno.