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Casa di Foglie – Mark Z. Danielewski

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Indice dei contenuti:

Recensione

Ci sarebbero almeno mille premesse da fare su questo libro, quindi inizierò dalla prima che è anche la più dolorosa: questo libro è introvabile un’ottima notizia! Casa di Foglie è stato recentemente ristampato da 66thand2nd dopo anni di assenza dagli scaffali!
Per motivi che posso immaginare, e che illustrerò tra poco, la Mondadori, che lo aveva pubblicato in Italia nel 2005, aveva stampato una sola edizione, esaurita da tempo in ogni negozio.

Uscito per la prima volta a pezzi su internet, e poi pubblicato nella sua interezza nel 2000 dopo dieci -dieci- anni di lavoro (e dopo averlo letto non stento ad immaginare il perché), il libro è divenuto in breve tempo un cult. Il motivo principale è che la struttura del romanzo è molto particolare. Quando parlo di struttura non mi riferisco alla trama, o per meglio dire non solo a quella, ma proprio al modo in cui il testo è “distribuito” nella pagina. Trattasi, leggo, di letteratura egordica (QUI trovate un post a riguardo). Se non avete mai sentito questo termine non c’è da stupirsi, dato che gli esponenti di questo filone si contano sulle dita di una mano. Il termine ergodico deriva dal greco “ergon” (lavoro) e “hodos” (percorso): si tratta quindi di un testo la cui fruizione richiede un lavoro fisico superiore rispetto a quello solito. Insomma, se ogni normale libro si legge dall’alto in basso e da sinistra a destra, spesso in questo libro si fanno degne eccezioni a tale regola.

La storia gira intorno a tre personaggi principali: Johnny Truant, un ragazzo che già di suo non sta proprio benissimo con la testa, il quale trova in casa di Zampanò, un vecchio alquanto strano deceduto di recente, un baule contenente gli appunti per un manoscritto. Si tratta dell’analisi e della ricostruzione di un docu-film che Billy Navdson, fotografo di successo, ha girato all’interno della sua casa, intitolato “The Navidson Record”. Ora se vi state chiedendo perché qualcuno dovrebbe girare un docu-film all’interno della propria casa, state facendo la domanda giusta. E la risposta è che all’interno della casa di Billy, trasferitosi da poco con la sua famiglia, compare all’improvviso una porta. Dietro a questa porta non c’è nient’altro che un corridoio completamente buio, o almeno questo è quello che sembra all’inizio.

Casa di foglie è un libro dei molti significati e dalle molte profondità. Ciò che appare all’interno della casa di Bill Navidson non è solo un corridoio, ma l’ingresso di un’altro spazio, che conduce ad altre stanze. Dietro quella porta c’è un intero mondo che si fa beffe delle leggi fisiche a noi conosciute e che penetra all’interno delle menti di chi cerca di comprenderlo, distruggendole gradualmente.

Se siete appassionati di genere horror, se ne avete scritto o almeno letto, sapete meglio di me quanto possa essere difficile spaventare un lettore, soprattutto al giorno d’oggi. Sì si possono creare momenti di tensione, un’atmosfera inquietante, personaggi spaventosi, ma è davvero difficile che un mezzo “lento” come quello della lettura possa spaventare o addirittura terrorizzare il lettore. Danielewski invece ci riesce alla grande, costruendo pagina dopo pagina un’atmosfera credibile, realistica, così potente e vivida da poterla sentire, e lasciarsi vincere e spaventare come di fronte alla più paurosa delle pellicole horror. Forse io sarò una tipa impressionabile, ma confesso a questo proposito di aver dovuto smettere di leggere il libro la sera prima di andare a dormire.

Danielewski tra l’altro crea questa carica emotiva utilizzando un metodo difficilissimo e all’apparenza disastroso per questo genere letterario: l’analisi critica. Come ho già detto infatti il libro si presenta come un’enorme compendio letterario che racchiude tutto ciò che Zampanò è stato in grado di mettere insieme sul film “The Navidson Record”, dalla sua completa trasposizione in parole ai commentati di ogni singola scena a cura di una vasta schiera di esperti di varia natura. La cosa straordinaria è che sebbene ogni singolo minuti del film venga raccontato e analizzato, nessuna delle molteplici possibilità interpretative viene effettivamente confermata, lasciando alla mente del lettore il compito di decidere autonomamente come interpretare gli avvenimenti, consapevole, tuttavia, che nessuna interpretazione sarà mai esaustiva o definitiva.

Le varie componenti si stratificano l’una sull’altra, creando un vero dedalo delle menti dei protagonisti. Ed è qui che la fortissima componente sperimentale di Danielewski esplode non solo nelle parole, ma anche nei fatti: il libro si pone davanti ai nostro occhi come un labirinto nel labirinto, il testo che cambia direzione, le pagine che mutano, riquadri nei riquadri, righe scritte sottosopra,  spezzettate sulla pagina, disposte al bordo dell’incollatura tra le pagine sottolineano in maniera fisica quello che le parole ci raccontano.

Ho letto opinioni contrastanti su questo libro. C’è chi l’ha definito letteralmente “un’informe massa di fuffa”, c’è chi l’ha preso con filosofia come “una roba davvero strana” e c’è chi ha urlato al capolavoro. Ecco io faccio parte dell’ultimo gruppo. La mole del lavoro, lo sconfinato numero di note che contengono riferimenti, estratti, e citazioni li libri e riviste più o meno reali (la lista degli pseudobiblia è davvero notevole), il filo sottile e oscuro che intreccia le storie di Truant, Zampanò e Navidson, rendono questo libro non solo un’opera titanica e probabilmente senza precedenti, ma anche la cosa che io abbia mai letto più vicina al famoso limite, a volte citato a sproposito, tra genio e follia.

La storia ti cattura e ti trascina con sè, e se lo schema del romanzo a tratti può apparire spiazzante o prolisso, il valore del testo ripaga ampiamente lo sforzo richiesto. Personalmente, mi sono ritrovata seduta sul tappeto, completamente assorta ed estranea al mondo esterno, e addirittura contrariata nel dover abbandonare momentaneamente la lettura, come non mi succedeva da tantissimo tempo.

Potrei dire che questo è uno di quei libri che ti cambia dentro, ma lo fa in un modo del tutto nuovo e completamente diverso. Forse più che “cambia”, la parola giusta è “scava“, scende nella profondità, ti trascina nell’oblio e nella follia, ti costringe a perdere il senno e ad abbandonarti alla paura. Non a caso “sull’internet” si sprecano i forum che non solo parlano del libro e offrono guide alla lettura, ma che sguazzano nei suoi meandri cercando un codice nel codice, analizzando simboli ricorrenti, cifrari e quant’altro. Insomma, esattamente come dietro la porta che compare in casa dii Bill Navidson, dietro questo libro c’è un intero mondo da scoprire.

Come leggere Casa di Foglie:

  • Cominciate dall’inizio
  • Leggete il testo
  • Se c’è una nota leggete la nota (alcune sono utili, altre no, ma lo scoprirete solo leggendole). Alla nota 5, viene data la legenda per distinguere le note di Truant da quelle di Zampanò
    • Se c’è una nota nella nota leggete quella e poi tornate alla nota
    • Tornate al testo
  • Il libro include un’Appendice, che inizia a pag. 549 (667 per la vecchia Mondadori) con i Reperti/Documenti e poi prosegue con Appendice, Appendice II e Appendice III (quest’ultima solo nella nuova edizione 66thand2nd). Se c’è un riferimento all’appendice, trovate la giusta sezione e leggetelo, quindi tornate al testo. Vi consiglio di usare 2 segnalibri, uno per il testo e uno che segni l’inizio dell’Appendice, perché semplifica parecchio la cosa.
  • Se nella nota c’è un riferimento a un capitolo, consiglierei vivamente di non seguirlo (tanto ci arriverete comunque)
  • Il libro è finito quando siete arrivati alla fine

Cracking the code – I codici nascosti in Casa di Foglie

Questo paragrafo vuole essere una guida assolutamente non esaustiva alle varie peculiarità, codici, enigmi e giochi di parole nascosti in Casa di Foglie. Il mio consiglio è comunque quello di godersi in primis la lettura del libro e poi eventualmente di spulciare questo catalogo di curiosità.

Capitolo III
  • Nota 27: leggendo le iniziali delle note dalla 27 in poi, si compone la parola
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    MARKZDANIELEWSKI, ovvero il nome dell’autore
Capitolo IV
  • Nota 36: all’inizio della nota sembra esserci un refuso “lutto il giornale del mattino” anziché “tutto il giornale del mattino” come nel testo originale poco sopra. In realtà in fondo alla nota si fa riferimento agli errori scritti come “tracce che restano di una vita condotta in solitudine”. Il gioco di parole in inglese è reso con morning-mourning (mattina-lutto)
Capitolo V

  • pag.44: anche qui sembra esserci un refuso quando dice che Pan fa Eco a pesci (anziché a pezzi). Il refuso è mutuato dall'edizione americana (pisces-pieces) e sembra probabilmente parte di qualcosa di più ampio che ha che fare con lo zodiaco.
  • Nota 75 e 76: alla nota 76 Truant dice che gli unici nomi veri della nota 75 sono i primi 3. Leggendo quindi le iniziali dei cognomi da Huyn Cong (Nick) Ut in poi, si compone la frase
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    UNA LUNGA LISTA DI VISIONARI
    Andando avanti, partendo da Raja Lala Deen Dayal si legge
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    DICE CHE IL RICORDO CONTA MA E’ MORTO
    E più avanti ancora, nella pagina successiva, partendo da Ellen Auberbach
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    ASPETTO SOLO IL VENTO
  • Nota 78: Vedi la sezione Lettere da Whalestoe

Lettere da Whalestoe
  • 28 luglio 1982: nella prima lettera Pelafina fa uno strano riferimento all'alluce (lo stesso che ha picchiato Truant nell'episodio dello sgabuzzino alla nota 77? "La porta è aperta anche se non l'ho aperta io. Picchio l'alluce. [...]")
  • 5 aprile 1986: seguendo il codice riportato nella lettera del 27 aprile 1987 (quindi leggendo la prima lettera di ogni parola), partendo da "[Pensa,] mesi interi occupati con aiutanti" (pag. 635), si legge
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    MIO CARO ZAMPANO’, CHI HAI PERDUTO?
  • 8 maggio 1987: la lettera va letta con il codice descritto nella lettera precedente, ovvero leggendo la prima lettera di ogni parola. Vi consiglio di leggera da soli perchè è molto emozionante, ma nel caso
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    Carissimo Johnny, hanno capito come spezzarmi: stuprare un sacco d’ossa di cinquantasei anni. Non c’è nulla di peggio credimi. Gli assistenti lo fanno. Altri lo fanno. Non ogni giorno, non ogni settimana, forse nemmeno ogni mese, ma lo fanno. Viene sempre uno che non conosco quando è buio tardi. Ho imparato a non urlare. Urlare mi dava speranza e la speranza mal risposta è speranza vana. Pensa al tuo Haitiano. E’ molto più salutare scegliere lo stupro che la speranza vana, quindi cedo e vado alla deriva. Mi faccio portare via dal capriccio e dalle libere associazioni. Talvolta sono ancora lontana quando finiscono, quando se ne va l’estraneo -l’assistente, il custode, il guardiano, quello delle pulizie, uomo in attesa, sporco- la notte giunge dopo di lui. Sono all’inferno. Penso al paradiso dove a volte vedo tue padre con le sue ali fatte di sogni e solo allora mi concedo di piangere. Non perchè hanno stuprato tua madre (ancora), ma perchè amava troppo quello che non ha mai avuto il permesso di tenere. Che sciocca. Devi salvarmi, Johnny, nel nome di tuo padre. Devo uscire da qui o morirò.
    C'è un secondo messaggio nascosto nella lettera, formato dalle lettere maiuscole che di fatto non dovrebbero esserlo:
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    UN VOLTO IN UNA NUBE INVISIBILE TRA LA FOLLA*
  • *26 dicembre 1987
  • Le lettere maiuscole potrebbero formare la conclusione del messaggio precedente: LUI.

  • 19 marzo 1988: la mamma di Truant menziona le mutandine sporche, qualche ferita a mezzaluna sulla nuca e unghie viola, proprio come appena successo nell'episodio dello sgabuzzino alla nota 77 in cui Truant crede di essersela fatta addosso, ha le unghie viola per via dell'inchiostro e un graffio sulla nuca

Capitolo VI
  • Nota 82: a pag. 84 troviamo: “Anche Se Sembra Un Ricordo Davvero Orribile”, le lettere maiuscole formano la parola ASSURDO
Capitolo VIII
  • A pag. 105 compare una spunta nell’angolo in basso a destra, chiaro riferimento alla lettera di Pelafina del …
    Da anni i curiosi di CDF si interrogano sul suo significato. La mia personale opinione è che, come già successo, le lettere della madre si incrocino col presente di Truant. Quindi trascrivendo la parte sull’SOS, per antonomasia messaggio di aiuto, abbia inconsciamente pensato alla madre e aggiunto la spunta. Ulteriori opinioni potrebbero emergere.
  • Il capitolo è basato sul codice morse. Subito sotto la citazione a inizio capitolo, si può vedere . . . _ _ _ . . . che è la trascrizione in morse della parola SOS.
  • Nel resto del capitolo i paragrafi formano a loro volta un codice morse, in cui linee e punti si identificano a seconda della lunghezza del paragrafo (paragrafo lungo = linea, paragrafo corto = punto) e sono divisi da punti e separatori.
    Il suggerimento per decifrare il codice del capitolo arriva in fondo a pag.110, dove si dice che Navidson aveva incorporato il riferimento DENTRO la squenza.
  • Iniziando da pag. 105 abbiamo 3 paragrafi corti separati tra di loro da un punto (“Billy Reston entra…”, “che sono già stracarichi…”, “”Continuiamo a scendere…”), poi una linea morse come divisione, poi 3 paragrafi lunghi separati da un punto (“Concentrandosi su Reston…”, “arrestabile vento…”, “Tutte le immagini…”), di nuovo una linea morse come divisione, poi di nuvo 3 paragrafi corti. Il codice così ottenuto è di nuovo . . . _ _ _ . . . (SOS).
  • Nota 117: prendiamo ora in esame la nota di Truant e analizziamola con lo stesso sistema, usando i puntini pieni (•) che delimitano i paragrafi per dividere i paragrafi lunghi da quelli corti e i puntini vuoti (◦) come [stop] o separatore tra le lettere. Otterremo _ . _ . [stop] . _ [stop] _ _ . . [stop] _ _ . . [stop] _ _ _ ovvero CAZZO (parola piuttosto ricorrente in questa nota XD)

    Il finale della nota infine, ripropone lo schema SOS ([…]cazzo. Cazzo. Cazzo = . . .; Testa di cazzo. Attaccati al cazzo. Cazzo qui, cazzo lì. = _ _ _; e di nuovo Cazzo. Cazzo Cazzo = . . .

  • Nota 119: stessa cosa accade nella nota 119, anche se qui è un po’ più difficile la suddivisione perché i paragrafi sono più lunghi. Abbiamo quindi _ . . . [stop] _ _ _ [stop] _ [stop] _ [stop] _ _ _ [stop] _ . [stop] . . [stop], ovvero BOTTONI. Tenetelo a mente 😉
Capitolo XI
  • Nota 224: il nome Ottasee letto al contrario è “è esatto” mentre più sotto il nome O. Revenon letto al contrario è “Non è vero”

Il segnalibro

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Mark Z. Danielewski

Mark Zampano Danielewski nasce a New York il 5 marzo del 1966 da padre polacco, il regista d’avanguardia Tad Danielewski, e da madre statunitense. Dopo i suoi studi a Yale segue dei corsi di latino a Berkley, per poi svolgere i lavori più svariati. Per oltre dieci anni lavora alla stesura del suo primo romanzo, Casa di Foglie.
Nella fase iniziale, i critici hanno caratterizzato la sua scrittura come la letteratura ergodica, ma di recente, Danielewski, ha commentato la sua delusione per l’incapacità della critica di affrontare correttamente il suo lavoro, è ha formulato un concetto secondo lui più calzante riguardo al suo tipo di scrittura:
“Signiconic = segno + icona. Piuttosto che impiegare la facoltà testuale per riparare le falle del mondo visivo, o quella visiva per riparare le falle del testo, la Signiconic le coinvolge tutte e due simultaneamente in modo da diminuire il significato di entrambe e quindi raggiungere una terza percezione non più dipendente dal segno e dall’immagine per riparare a un mondo un cui la mente non gioca più un ruolo.

[Signiconic = sign + icon. Rather than engage those textual faculties of the mind remediating the pictorial or those visual faculties remediating language, the signiconic simultaneously engages both in order to lessen the significance of both and therefore achieve a third perception no longer dependent on sign and image for remediating a world in which the mind plays no part.”]

Libri recensiti dello stesso autore:

  1. Casa di Foglie – Mark Z. Danielewski
  • Genere:
  • Titolo originale: House of Leaves
  • Lingua originale: inglese
  • Anno pubblicazione: 2000 (prima edizione italina 2005)
  • Isbn: 978-8832970944
  • Casa editrice: 66thand2nd
  • Traduttore: S. Reggiani, L. Taiuti
  • Pagine: 723
Un libro-labirinto, a metà strada tra horror e thriller psicologico, ma anche un trattato postmoderno di critica letteraria. Johnny Truant è ossessionato da un manoscritto trovato nell'appartamento del vecchio Zampanò, morto da poco. Si tratta dell'analisi e della ricostruzione di un film documentario intitolato "The Navidson Record". In esso un famoso fotografo racconta della sua vita in una misteriosa casa di campagna. Una casa più grande dall'interno che all'esterno, con un muro nel quale compare all'improvviso una porta. Il fotografo, la sua famiglia, i suoi amici si avventurano nei corridoi infiniti che si aprono dietro la soglia, in un crescendo di traversie fisiche e psicologiche, che finiranno per riflettersi anche su chi legge...

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