Ogni incidente di quel volo di quattro ore e mezzo è vivo nei miei ricordi a causa del suo influsso decisivo nella mia vita. Segna la perdita, all’età di cinquantaquattro anni, di quella pace e dell’equilibrio che acquisisce una mente normale attraverso una concezione tradizionale della natura e delle sue leggi.
Pag. 55
Leggendo Lovecraft bisogna innanzitutto tenere presenta una cosa: buona parte, se non tutti i suoi scritti si basano su una sospensione dell’incredulità permanente, che affonda le proprie radici nell’esistenza del Necronomicon e in tutto ciò che ne deriva. Se quindi, aprendo un suo libro, ci si immedesima in questo assunto, tutto quello che ne scaturisce è un folle e terrificante universo, nel quale le più radicate convinzioni dell’uomo sono messe alla prova.
Scritto nel 1931 e rifiutato da cinque editori prima di vedere finalmente la luce nel 1936 tra e pagine di Astounding Stories, Le montagne della follia narra la storia di un gruppo di scienziati ed esploratori sbarcati in Antartide nel 1930. E’ il protagonista stesso a raccontare la storia, che più che un diario scientifico, è un vero e proprio avvertimento volto a scoraggiare scienziati e curiosi dall’idea di intraprendere qualsiasi futura esplorazione nella regione. Degli strani ritrovamenti e un’imminente tragedia metteranno infatti in discussione non solo tutte le teorie scientifiche sullo sviluppo della vita sulla Terra fino ad allora formulate, ma l’esistenza stessa dell’uomo.
E’ più che mai evidente che questo libro soffre l’età che ha. L'”orrore cosmico” che con tanta fatica Lovecraft costruisce pagina dopo pagina, è, per la nostra sensibilità “moderna”, ingombrante, contorto, lento. I colpi di scena nella trama sono suggeriti decine di pagine prima. E nonostante questo l’ossessiva vividezza delle visioni create dal lucido delirio di Lovecraft è impressionante.
Lovecraft è un descrizionista, o un “giraintornista”, se mi si può passare il termine. Leggerlo significa avere la tenacia e la pazienza di aspettare quell’unico, strettissimo angolo dietro al quale si nasconde la rivelazione, il male, l’orrore. Tutto nella storia è costruito, sin dalla prima parola, intorno a quella rivelazione.
Questo genera spesso lunghissime descrizioni che, se da una parte a volte tendono a smorzare la tensione e rischiano di diventare noiose, dall’altra meravigliano per lo splendido linguaggio usato, capace di catapultare il lettore in questa distesa sconfinata senza vita, fatta di ghiaccio che penetra nella ossa, silenzio ovattato, e quella terribile sensazione di piccolezza e di inutilità che l’uomo prova di fronte alla maestosità della natura.
Per farla breve, se ti piace tutto e subito, probabilmente troverai Lovecraft, e in special modo questo racconto, di una noia mortale, se invece ti piace lasciarti cullare dalle descrizioni, troverai, nella “barriera montana e nei ritagli di cielo opalescente intravisti tra le sue vette, un tocco di malvagità misteriosa che si estrinsecava in alcunché di elusivo ed attenuato impossibile a tradursi a parole“.
Trasposizioni cinematografiche
Da diversi anni ormai si vocifera della realizzazione di un film ispirato al romanzo Lovecraftiano. Ideatore del colossal sarebbe Guillermo Del Toro, che avrebbe richiesto anche la collaborazione di James Cameron. L’avvio delle riprese è stato già sospeso due volte, nel 2011 e nel 2014, a causa di divergenze con le case produttrici, la Universal prima (si vocifera che Del Toro si sia rifiutato di inserire una storia d’amore nella sceneggiatura) e la Legendary dopo.
Il segnalibro
Howard P. Lovecraft
Howard Phillips Lovecraft nasce a Providence (Rhode Island – USA) in un caldo 20 agosto del 1890 ed è ancora oggi considerato il maggior personaggio di spicco che abbia avuto i natali di questa città di 170 mila abitanti. Nella sua vita è stato uno scrittore, poeta, critico letterario e saggista, sebbene sia diventato famoso come padre del genere letterario horror.
Autore di numerosi racconti, come Dagon, Il colore venuto dallo spazio, Il richiamo di Cthulhu e L’orrore di Dunwich, e di romanzi, tra cui Il caso di Charles Dexter Ward, Le montagne della follia e La maschera di Innsmouth, oltre ad alcuni racconti in versi, Lovecraft non venne apprezzato in particolar modo dai critici del suo tempo.
Quella di Lovecraft è stata sempre una figura controversa. Sofferente di frequenti attacchi di depressione, tacciato spesso di razzismo o delirio e odio nei confronti delle donne ha saputo, comunque, mettere al servizio della letteratura horror il suo genio visionario.
Morì ne 1937 per un tumore maligno nella propria casa di Providence.
Libri recensiti di questo autore:
Altri articoli sull’autore
- Lovecraft 101 – ovvero come iniziare a leggere il Ciclo dei Miti di Cthulhu
- Speciale libri: il Necronomicon di Lovecraft, lo pseudobiblion più famoso della storia
One comment on “Le montagne della follia – Howard P. Lovecraft”