Indice dei contenuti
Cos’è uno pseudobiblion
Il termine pseudobiblia fu introdotto per la prima volta da dallo scrittore statunitense Lyon Sprague De Camp nel suo articolo “The Unwritten classics” (I classici mai scritti) pubblicato sulla rivista The Sunday review of literature il 29 Marzo 1947. Gli pseudobiblia sono, in sintesi, libri inesistenti. Inesistenti in quanto perduti o, più semplicemente, perché non sono mai stati scritti.
Il Necronomicon è, senza ombra di dubbio, il più famoso pseudobiblion della storia. Il libro, che compare per la prima volta nel racconto del 1922 The Hound (Il cane), nasce come una sorta di supporto documentario al nucleo di miti che Lovecraft va man mano elaborando nei suoi racconti, un vero e proprio testo base nel quale sono depositati gli innominabili segreti delle spaventose divinità che costituiscono il suo pantheon letterario, nonché gli indicibili riti per richiamarle sulla Terra.
La storia fittizia
Lovecraft narra che il nome originario del Necronomicon sia Al Azif, una parola araba che sta a indicare “quel suono notturno (fatto dagli insetti) che si suppone sia l’ululato dei demoni“, ma che la tradizione popolare identifica con il linguaggio dei demoni. Il testo sarebbe un testo di magia nera redatto dall’arabo pazzo Abdul Alhazred, vissuto nello Yemen nell’VIII secolo e morto a Damasco in circostanze misteriose.
All’interno delle sue pagine, rilegate in pelle umana, Alhazred narra i misteri degli Antichi, esseri soprannaturali, trans-dimensionali e assolutamente indifferenti alla piccola e debole massa dell’umanità, entità mostruose che hanno governato la terra nell’antico passato e che aspettano il momento in cui torneranno, e trascrive empie formule per risvegliarli dal loro sonno.
“Non è morto ciò che può attendere in eterno, e col volgere di strani eoni anche la morte può morire.
Dopo la morte dell’arabo pazzo, il testo si diffonde segretamente tra i filosofi, e nel corso dei secoli ne vengono fatte varie traduzioni, la prima in greco, ad opera di Teodoro Fileta (responsabile anche del nome greco Necronomicon), poi in latino ad opera del danese Olaus Wormius, il quale annota nella prefazione come l’originale arabo fosse già considerato perduto ai suoi tempi. Il malefico testo viene infatti bandito prima dalla chiesa cattolica, e poi da tutte le altre, finchè non ne rimangono che poche copie nascoste in posti segreti. Appare poi una traduzione in tedesco con caratteri gotici, fino addirittura a una fantomatica traduzione in inglese a cura di John Dee e del suo assistente Edward Kelley, entrati in possesso di una copia in latino sopravvissuta alla distruzione ordinata da Papa Gregorio IX nel 1232.
Questa, a grandi linee, è la storia sul libro che Lovecraft dissemina nei suoi racconti.
La storia reale
La storia reale inizia quando, come spesso accade, schiere sempre più ampie di lettori e occultisti iniziano a credere nell’esistenza di un reale Necronomicon, arrivando a costringere lo stesso Lovecraft a rivelare che si tratta di una finzione. L’ammissione, però, non sortisce gli effetti sperati e Lovecraft continua a ricevere lettere dai fans che gli fanno domande sul testo maledetto. A gettare benzina sul fuoco sono amici e appassionati dello stesso Lovecraft, che iniziano ad inserire citazioni al Necronomicon nei loro racconti, ampliandone la storia di sfondo.
In questo quadro, Lovecraft si ritrova perfino a leggere, su una rivista amatoriale, una pseudorecensione relativa ad una fantomatica traduzione del Necronomicon in inglese moderno, effettuata dal dottor W. T. Faraday direttamente dall’originale arabo di Abdul Alhazred. In questa recensione si sostiene, tra l’altro, che sia Robert Chambers (autore de Il Re Giallo, altro famoso e maledetto pseudobilia protagonista dell’omonimo libro) sia Ambrose Bierce avessero avuto la possibilità di consultare il Necronomicon, da cui avrebbero tratto spunti per la loro produzione letteraria.
Nel 1941 il libro esce definitivamente dalla finzione letteraria per entrare nel mondo reale grazie all’astuzia di un antiquario di New York, Philip Duchesne, che mette nel proprio catalogo un riferimento al Necronomicon, di cui fornisce una descrizione e fissa il prezzo a 900 dollari, una cifra enorme per l’epoca, ma che non scoraggia gli appassionati, dato che in breve tempo la libreria riceve numerose richieste di acquisto.
Da quel momento si moltiplicano i riferimenti al Necronomicon sui bollettini dei bibliofili e perfino nel catalogo della Biblioteca Centrale dell’Università della California, che lo annovera tra i suoi possedimenti con una scheda dedicata. Nel 1962, la più autorevole rivista di bibliofilia degli Stati Uniti, l’“Antiquarian Bookman”, pubblica nella rubrica dei libri in vendita un riferimento relativo all’edizione spagnola del 1647: in esso si suggerisce che il volume possa essere “un trattato di magia rituale in latino”, e si precisa che “l’ex libris a margine della pagina indica che il libro proviene dalla biblioteca della Miskatonic University”, vale a dire l’immaginaria università che Lovecraft cita ripetutamente come centro di studio e di documentazione sulle terrificanti entità che popolano i suoi racconti.
Alla fine degli anni sessanta Lyon Sprague De Camp, scrittore statunitense di fantascienza e fantasy, durante un viaggio in Asia, acquista (o dice di aver acquistato) uno strano manoscritto proveniente da un villaggio del nord dell’Iraq, intitolato L’ululato dei demoni, ovvero Al Azif. Al ritorno lo fa esaminare da alcuni esperti statunitensi che però lo avvertono che il testo è una sequenza di segni priva di significato; un imbroglio, insomma. Sprague De Camp decide però di pubblicarlo in facsimile, raccontando la vicenda e infarcendola di particolari inquietanti, e facendolo passare per il Necronomicon.
Nel 1978, Colin Wilson, in un saggio chiamato Il segreto di H.P. Lovecraft afferma che il padre di Lovecraft, in quanto membro di una branca americana della Massoneria Egizia, fosse in possesso di un esemplare del Necronomicon, ed in particolare dell’edizione in lingua inglese realizzata nel XVI secolo dal celebre mago e occultista John Dee; Lovecraft dunque avrebbe conosciuto questo testo fin da piccolo, attribuendolo poi a se stesso per non screditare la memoria del padre. In base a questi presupposti Wilson pubblica a sua volta un libro che, neanche a dirlo, intitolaThe Necronomicon: The Book of Dead Names(la versione italiana del quale costò alla Fanucci una denuncia, ci arriveremo poi), e che sostiene essere appunto la versione di John Dee, fedelmente riprodotta dal testo originale custodito presso il British Museum. In realtà, scrivono Gianni Pilo e Sebastiano Fusco nell’introduzione alla versione italiana “nel suo libro Wilson riporta tutti gli estratti dal Necronomicon inseriti da Lovecraft nei suoi racconti, incastonando questo materiale in un contesto formante un trattato di Magia Evocatoria, modellato sulla struttura degli antichi grimoires, i formulari grazie ai quali i maghi di un tempo evocavano spiriti e dèmoni di ogni genere“
Proprio a proposito di questo testo, nel 2001 un lettore denunciò la casa editrice Fanucci per «pubblicità ingannevole», in quanto essa aveva deciso di intitolare a Lovecraft un testo che ovviamente non era affatto il Necronomicon ma che conteneva bensì saggi sul testo magico scritti da vari autori. Per la cronaca, la Fanucci perse la causa e dovette modificare la copertina.
Nello stesso periodo di Wilson, un uomo conosciuto solo con il nome di Simon pubblica un’edizione economica del Necronomicon , che sostiene essere una vera traduzione del testo scritto da Abdul Alhazred nelle desolate terre d’Arabia. Sebbene avverta i suoi lettori di non tentare nessuno dei rituali, il volume di Simon contiene una serie di formule e riti magici atti a invocare le temibili divinità del pantheon lovecraftiano, un guazzabuglio di formule trascritte da varie fonti mesopotamiche, sumere, accadiche, babilonesi e assire, con riferimenti assortiti alle divinità lovecraftiane (il testo in inglese è scaricabile in ebook da Amazon per 0,99, vale la pena, giuro). Nonostante le numerose smentite di storiografi, filosofi, storici e altri studiosi, il libro si Simon continua ancora ad attirare schiere di fan, tanto che la Chiesa di Satana americana è stata costretta a pubblicare un articolo sul suo sito per porre fine alle numerosissime email di richiesta di informazioni sul libro.
Insomma, anche se il Necronomicon pesca a piene mani dai rituali asiatici, dall’occultismo, e da alcuni testi realmente esistenti, di cui Lovecraft divenne un esperto, ad oggi l’unico modo per evocare i Grandi Antichi è varcare la soglia dell’incredulità e immergersi nel mondo lovecraftiano, divenendo tutt’uno con l’universo di Yog-Sothoth e credendo ciecamente, nell’irrealtà, a quello che è reale, ma che nella realtà non lo è.
Il Necronomicon oggi
Nella realtà odierna i vari libri intitolati Necronomicon sono, a parte rare eccezioni di “riproduzioni” fasulle del libro dei morti, raccolte dei racconti che hanno come tema principale, appunto, il malefico libro. Non esistendo una raccolta ufficiale, i racconti contenuti nei vari volumi cambiano da casa editrice a casa editrice.
Personalmente, se foste interessati a leggere i racconti sugli arcani segreti del Libro dei Morti, vi consiglio questa bellissima edizione della Mondadori, corredata di alcune meravigliose illustrazioni. Per informazioni più dettagliate sulle varie edizioni e su come iniziare a leggere Lovecraft, c’è un articolo QUI.
Per informazioni più dettagliate sulle varie edizioni e su come iniziare a leggere Lovecraft, c’è un articolo QUI.
One comment on “Speciale libri: il Necronomicon di Lovecraft, lo pseudobiblion più famoso della storia”