- Titolo originale: The uncommon reader
- Anno: 2007
- Genere: racconto umoristico
- Isbn: 9788845922091
- Casa editrice: Adelphi
- Pagine: 95
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Avevo già conosciuto Alan Bennett leggendo “La cerimonia del massaggio“, gradevolissimo librettino che si legge in un pomeriggio. Anche con “La sovrana lettrice” la sottile ironia di questo scrittore non si smentisce, creando un piccolo divertissement che ci tiene compagnia per qualche ora, giocato su un banale “what if“, ovvero cosa succederebbe se la Regina d’Inghilterra (del quale non viene mai fatto il nome ma che credo sia ampiamente intuibile dalla copertina) scoprisse per caso, a ottant’anni suonati, il piacere della lettura e non riuscisse più a rinunciarvi?
Bennett utilizza uno stile ironico ma anche sensibile, mostrandoci non solo il lato divertente del continuo nervosismo del primo ministro quando la regina inizia ad arrivare tardi alle cerimonie o vi partecipa senza alcun trasporto, ma anche la difficoltà che la regina stessa prova prima nel compiere un gesto che sia egoistico e che prescinda dai suoi doveri (leggere per sè, per il piacere di farlo, non per ragguagliarsi sui fatti) e poi per l’evidente differenza sociale che la rende unica rispetto a tutto il resto del popolo, che può godere di certe sottigliezze (ad esempio quelle basate sulle differenze sociali nei romanzi di Jane Austen) che lei fatica a cogliere.
C’è probabilmente chi troverà da obbiettare sull’effettiva ironia di questo libro, ma dobbiamo ricordarci che Bennett è pur sempre inglese, e sappiamo bene che la loro ironia è spesso meno sguaiata della nostra e va cercata non solo in una battuta, ma anche in una situazione, come quando la regina scopre che tenendo il libro leggermente sotto alla linea del finestrino della carrozza, riesce a leggere continuando a salutare con la mano senza che nessuno se ne accorga.
Insomma non un capolavoro, ma un libro che non ha neanche la pretesa di esserlo, ma un piccolo romanzo da leggere magari in un pomeriggio piovoso, divertente e delicato come solo Bennett sa essere.
Frasi dal libro
Leggeva, naturalmente, ma la passione per i libri la lasciava agli altri. Era un hobby e la natura del suo mandato non prevedeva hobby. […] No. Gli hobby implicavano predilezioni e le predilezioni andavano evitate; prediligere significava anche escludere. Quindi lei non prediligeva. Il suo mandato le richiedeva di manifestare interesse, non di provarlo.
“Cos’ha scelto, signor Seakins?” aspettandosi, be’, non sapeva cosa – ma non quello. “Oh. Cecil Beaton. L’ha conosciuto?”.
“No, Maestà”.
“Già, certo, lei è troppo giovane. Veniva sempre qui a fare foto. Un pò prepotente. Si metta lì, si metta là. Clic clic. E adesso c’è un libro su di lui?”.
“Diversi, Maestà”.
“Davvero? Si vede che prima o poi scrivono un libro su tutti quanti”.
“Certamente,” disse la regina “ma ragguagliare non è leggere. Anzi è l’esatto contrario. Il ragguaglio è succinto, concreto e pertinente. La lettura è disordinata, dispersiva e sempre invitante. Il ragguaglio esaurisce la questione, la lettura la apre”.
“Lo sa,”gli disse un pomeriggio mentre leggevano nel suo studio “lo sa dov’è che potrei veramente eccellere?”.
“No, Maestà”.
“Nei quiz a premi dei pub. Sono stata ovunque, ho visto tutto e anche se posso avere delle lacune nella musica pop e in certi sport, quando si tratta della capitale dello Zimbabwe, per esempio, o delle principali esportazioni del New South Wales, non ne sbaglio una”.
L’attrattiva della lettura, riflettè, consisteva nella sua indifferenza, nella sua totale mancanza di deferenza. I libri se ne infischiavano di chi li leggeva; se nessuno li apriva, loro stavano bene lo stesso. Un lettore valeva l’altro e lei non faceva eccezione. La letteratura, pensò, è un commonwealth; le letture sono una repubblica.
Da lì in poi, specialmente in Scozia o nel Norfolk, Sua Maestà fece sempre il suo numero al microfono. E non si limitò a quello: in una scuola elementare del Norfolk, si mise a sedere su una seggiolina e lesse ai bambini una storia di Babar.
Il Segnalibro
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Mi incuriosisce da un pò questo libro e la tua recensione lo porta dritto in wl! 🙂
Anche io ho adottato una parola con la Società Dante! La mia è bibliomania! 😀
Guarda tra i due che ho letto di Bennett forse ti consiglierei di più l’altro, ma anche questo non è male!
P.S. Si però bibliomania non vale!!!
perché non vale? era tra le parole meno usate e io ci sono affezionata avendola messa anche nel titolo della mia tesi! 😀
non so, mi rivedo nella sovrana 😀 io generalmente parlo poco o niente con gli sconosciuti, ma se si inizia a parlare di libri, non la smetto più :3 e cerco di trasmettere questa passione per la lettura a chi è scettico :3