Quando un giorno che sapete essere mercoledì comincia subito a sembrarvi domenica, vuol dire che da qualche parte c’è qualcosa che proprio non funziona.
— incipit
Il giorno dei Trifidi è il libro di fantascienza esattamente come non te lo aspetti. Non ci sono navicelle spaziali, alieni o tecnologie futuristiche, non ci sono fughe al cardiopalma, grandi eroi o scienziati superdotati che cercheranno di salvare il mondo.
L’incipit del romanzo, omaggiato poi nel film “28 giorni dopo”, è folgorante: William Masen, biologo, si sveglia nel letto d’ospedale nel quale è ricoverato dopo un’operazione agli occhi, e subito si rende conto che qualcosa non va: nonostante l’ospedale si trovi nel centro della caotica Londra, nessun rumore giunge dalla strada sottostante. Il silenzio sovrasta ogni cosa, ed è così inquietante da metterlo subito in allarme.
Poco dopo scoprirà che quasi tutta la popolazione, a parte pochissimi fortunati, è stata resa cieca dall’incredibile pioggia di meteoriti avvenuta la notte precedente che ha attirato alla finestra l’intera popolazione mondiale.
Parallelamente all’improvvisa cecità della popolazione inizia, lenta ma inesorabile, la conquista del mondo da parte dei Trifidi.
Possibile frutto di una manipolazione scientifica, i Trifidi appaiono pochi anni prima dello svolgimento della storia. Soltanto dopo la loro diffusione massiva e globale, la razza umana si accorge che non solo sono in grado di deambulare e, probabilmente, di comunicare, ma che possiedono un aculeo intriso di un veleno mortale con il quale trafiggono le vittime di cui si nutrono. Si, i trifidi sono carnivori.
Questi due elementi sono la chiave che l’autore usa per portare alla luce rilevanti quesiti morali, la cui origine è facilmente intuibile se si butta un occhio all’anno di pubblicazione del libro. Siamo nel 1951, la Seconda Guerra Mondiale è finita da poco, lasciando dietro di sè una scia interminabile di morti e macerie e lo spauracchio dell’olocausto atomico e si sono appena innescati i meccanismi della Guerra Fredda, con la corsa al riarmo e alle nuove tecnologie di distruzione di massa.
Era quella facilità che in qualche modo appariva come il fulcro del trauma. Proprio perchè sono così familiari, si tende a dimenticare le forze che mantengono l’equilibrio e si pensa alla sicurezza come a una condizione normale. Non è così.
Wyndham, al contrario di molti suoi contemporanei che si focalizzano sul disastro nucleare, ne Il giorno dei Trifidi affronta il concetto della “fine della civiltà” in modo più delicato ma forse più potente. L’autore pone degli interrogativi importanti che riguardano l’umanità, il modo in cui essa si pone di fronte al pericolo e l’inesorabile perdita del codice morale di fronte a situazioni avverse. Pone l’accento sulla rapidità con cui il mondo saldo e sicuro che conosciamo possa finire e sul come le certezze e le priorità degli individui possano rapidamente cambiare.
Più di ogni altra cosa però un aspetto emerge da questo libro in cui l’umanità ha a che fare con un disastro e una razza “aliena”: nel caos che segue la pioggia dei meteoriti, i Trifidi c’entrano ben poco, e sono gli esseri umani stessi la causa del proprio male.
Inaspettatamente però Whindham ci lascia con una luce in fondo al tunnel, un barlume di speranza che è anche un monito, per non dimenticare il passato ma soprattutto per ricordare qual è la via da seguire per ricostruire il futuro.
Non dobbiamo semplicemente metterci a ricostruire: dobbiamo ricominciare a pensare… cosa che è molto più difficile e assai più sgradevole.
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Il segnalibro
Trasposizioni cinematografiche
Del libro esiste una trasposizione cinematografica del 1963 intitolato “L’invasione dei mostri verdi“. E’ un film horror fantascientifico per la regia di Steve Sekely e, non accreditato, Freddie Francis. In Italia è stato distribuito nell’home video anche con il titolo Il giorno dei trifidi.
Il medesimo soggetto del film ha fornito spunto per una miniserie televisiva britannica del 1981, dal titolo The Day of the Triffids e per un remake televisivo anglo-canadese del 2009.
Frasi dal libro
Per quanto assurdo fosse, in quel momento ero assolutamente convinto che se avessi infranto una di quelle vetrine [per rubare del cibo], mi sarei lasciato alle spalle il vecchio ordine: sarei diventato un razziatore, un malvivente, una specie di carogna che si nutriva del cadavere della società che l’aveva nutrito. (pag. 51)
“Nel paese dei ciechi l’uomo con un occhio solo è re”.
“Oh si… lo disse Wells, non è vero? Solo che nel suo racconto l’affermazione fu smentita dai fatti”. (pag. 82)
Solo coloro che sono capaci di indurirsi al punto di mandar giù quello che sta succedendo riusciranno a farcela. (pag. 86)
Venne verso di me, con gli occhi che scintillavano e le braccia che mi chiamavano. E ballammo insieme, sull’orlo di un futuro ignoto, all’eco di un passato scomparso. (pag. 130)
La morte è soltanto la vistosa cessazione del movimento: è la dissoluzione del corpo che è definitiva. (pag. 154)
Privare una creatura gregaria di compagnia significa mutilarla, fare oltraggio alla sua natura. Il prigioniero e il cenobita sono consapevoli che al di là del loro esilio c’è il vasto mondo degli uomini; essi ne costituiscono un aspetto. Ma quando non c’è più nessuno, per la creatura che fa parte di quel mondo non c’è più entità alcuna. Diviene parte del nulla, un’anomalia senza un luogo in cui stare. Se non riesce a tenersi aggrappato alla ragione, allora è perduto; è totalmente, spaventosamente perduto, e finisce col diventare null’altro che lo spasmo involontario nelle membra di un cadavere.
John Wyndham
John Wyndham, pseudonimo di John Wyndham Parkes Lucas Beynon Harris, nasce in Inghilterra il 9 Luglio del 1903.
Fra gli autori più noti della seconda metà del Novecento, Wyndham ha ispirato con la sua opera molti celebri film di genere, fra l’horror e la fantascienza.
Mancato avvocato, dopo avere intrapreso in gioventù diverse strade (con scarso successo) avviò una carriera di scrittore nel 1931, pubblicando su una rivista statunitense il primo racconto, Worlds to Barter.
Presto si specializzò nel genere fantascientifico, del quale sarebbe diventato uno degli esponenti più celebri.
Fra i suoi romanzi più noti, ricordiamo I figli dell’invasione e I trasfigurati.
Libri recensiti dell’autore
- Genere: Fantascienza
- Titolo originale: The Day of the Triffids
- Lingua originale: Inglese
- Anno pubblicazione: 1951
- Casa editrice: Mondadori, collana I grandi della Fantascienza
- Pagine: 252