Published in: Recensioni, Autori stranieri, Libri
Karoo – Steve Tesich
Oh, Saul…
Non leggeremo mai più niente di Steve Tesich, stroncato da un infarto a soli 53 anni. Ed è un vero peccato, perché io qualche altra cosa strizzata fuori dalla sua penna l’avrei letta volentieri. Anche se c’è da dire che probabilmente Karoo è il romanzo della vita, quello che ti viene proprio bene e poi così, forse, non te ne vengono più. Purtroppo non potremo mai saperlo davvero.
Published in: Cinema, Film tratto da libro
Oliver Twist
Tratto dall’omonimo romanzo di Charles Dickens, questo film è una versione relativamente recente della storia, che segue altri 4 film sullo stesso tema. Mi ci è voluto un po’ per elaborare un pensiero su questo film. Questo è dettato dal fatto che il libro non mi ha entusiasmata per la sua trama estremamente artificiosa. Il film forse aiuta in questo, perché per ovvi motivi di tempistiche (ci sarebbero volute 5 ore di film per trattare tutti i fatti narrati nel libro) la storia è semplificata e “potata” di netto di diverse parti, rendendo il tutto piuttosto lineare e scorrevole.
Published in: Film tratto da libro, Cinema
La ragazza con l’orecchino di perla
Tratto dall’omonimo libro di Tracy Chevalier, a sua volta scritto per dare una storia all’enigmatico volto dipinto dipinto da Vermeer ne “La ragazza col turbante”. Delicato, ricco di silenzi intrisi di emozioni, è una pellicola che davvero merita. L’ambientazione storica è bellissima, e il mio amore per l’arte non può non sciogliersi per la passione trasmessa dal pittore nello spiegare i colori e i giochi di luci e ombre alla giovane Griet. Un applauso alla fotografia, che meravigliosamente riproduce la luce, quella luce che rende meravigliosi i quadri di Vermeer. Degni di menzione sono l’ottima ricostruzione della cittadina olandese di Delft, negli interni così come negli esterni, e i bellissimi costumi. Meravigliosa anche la ricostruzione dello studio di Vermeer, che segue alla lettera i dettagli che sono visibili nei suoi quadri, dalle finestre al clavicordo usato in vari quadri.
Published in: Altri Film, Cinema
Grindhouse – A prova di morte
Nato inizialmente proprio con questo concetto, e per essere proiettato insieme al film di Rodriguez Planet Terror, Grindhouse ha purtroppo ricosso uno scarso successo commerciale negli USA, che ha fatto sì che per molti mercati esteri, come in Italia, i produttori dividessero i due film proiettandoli come prodotti a sè stanti. Ed è proprio così che ci siamo ritrovati nelle sale un Death Proof più lungo di mezz’ora, senza alcuna traccia del film diretto da Robert Rodriguez né dei famigerati “finti trailer” che intervallavano i due film nell’edizione originale. Posto che Death proof è un oggetto difficile da cogliere se privato del sopracitato contesto, e che a tutti noi non può che dispiacere del barbaro sezionamento di un progetto così interessante, il Tarantino cinefilo e appassionato dei B-movie si regala comunque la possibilità di girare un film in cui si utilizzano i-pod e cellulari ma in cui i colori, le rigature, gli stessi salti di fotogramma sembrano quelli di un film del 1977 non troppo ben conservato. Fin qui tutto bene perché il godimento è elevato. Lo è anche nelle esplosioni di violenza che trovano il loro spazio nel terzo finale di ognuna delle due parti in cui è diviso il film.
Solo che per giungere a ciò si devono sorbire lunghe, tarantiniane chiacchierate. Si tratta senza dubbio dell’ennesima provocazione del luciferino Quentin (che compare come sempre in un cameo): volete l’azione? Volete lo splatter? Aspettate. I tarantiniani doc sono pronti a tutto e quindi apprezzeranno.