Robert Warren fissava l’immensa distesa di ghiaccio attraverso lo spesso vetro di uno degli oblò del laboratorio. Cercava di individuare, senza riuscirci, la linea sottile che divideva la terra dal cielo. Era come se intorno al minuscolo gruppo di edifici che costituivano la stazione meteorologica ci fosse solo ghiaccio. O solo cielo.
—incipit
Groenlandia, 1946. Robert Warren, fisico statunitense, si ritrova confinato in una base militare, braccato dai suoi incubi: ha contribuito a costruire l’ordigno nucleare che in pochi minuti ha spazzato via migliaia di innocenti a Hiroshima e Nagasaki, e ha perso un figlio rimasto ucciso nel grande conflitto mondiale dal quale si sta uscendo a fatica. Warren vorrebbe farla finita per placare il proprio dolore e perdersi una volta per tutte nell’oblio; ma qualcosa gli impedisce di gettarsi dalla banchisa: un luccichio, giù, in mezzo alle onde che si infrangono sulla riva ghiacciata. Ed ecco che Bob fa una scoperta incredibile: il corpo di un bambino intrappolato nel ghiaccio…
Il racconto si suddivide in tre grandi capitoli e a ognuno corrisponde un colore: il bianco, è il colore del ghiaccio, della neve, di tutto ciò che circonda il professor Robert “Bob” Warren (o Bobwarren, come lo chiama Jim) nel momento del ritrovamento e delle cure prestate al piccolo “ragazzo del ghiaccio” in Groenlandia; il blu, l’oceano che si può scorgere dalle finestre della casa a Cape Ann, porto sicuro per i fuggiaschi Bob e Jim, dove, con l’aiuto di Beth, riescono a scoprire qualcosa in più sul passato del piccolo; infine il verde, colore dell’Irlanda, Paese dal quale il ragazzino proviene e dove si conclude la storia.
Una storia incredibilmente tenera e toccante, raccontata con toni delicati, senza mai cedere al dramma, nonostante la vicenda sia caratterizzata da alcuni momenti emotivamente forti. Un romanzo che può strappare qualche lacrima ma capace anche di donare messaggi di grande spessore. Jim, il bambino ritrovato dopo un secolo, che miracolosamente si sveglia dalla sua ibernazione è capace di scaldare il cuore di Bob, anch’esso congelato, anche se non fisicamente. Bob e Jim, fin dal primo istante, si trovano legati da un filo invisibile e indissolubile, entrambi sono una ricchezza e un’ancora di salvezza l’uno per l’altro, pur non riuscendo a comunicare verbalmente. Entrambi hanno ricevuto una seconda possibilità.
Le vicende si vivono scavando nella tormentata mente di Bob e in quella confusa e spaesata del piccolo Jim, protagonista inconsapevole di una vicenda della quale non capisce il senso. Una storia quasi incantata, delicata e trasparente come la neve, un profondo rincorrersi e accompagnarsi della vita e della morte, non solo a livello fisico, ma anche come oblio e rinascita dei sentimenti.
Si chiude il libro con la consapevolezza che l’autore ci abbia regalato un finale che, senza anticipare niente, è quello che deve essere. Perfetto, sincero, triste, ma molto maturo.
Ho amato questo libro, nelle sue duecento, intense pagine, forti ma senza scossoni, e lo consiglio ai ragazzi ma anche agli adulti perché ciò che può regalare va al di là dell’età, e forse per chi è un pò più grande può avere un livello di lettura più profondo.
Frasi dal libro
“Una vera fortuna che lei l’abbia visto, non trova?”.
“Solo gli uomini superficiali credono nella fortuna o nella sfortuna”.
“E gli uomini come lei in cosa credono?”.
“Nei rapporti di cause e effetto”.
Non era mai stato un tipo espansivo. Amava la solitudine e i silenzi. C’erano più pensieri in un silenzio che in tanti inutili discorsi. (Bob Warren)
A volte, quando riemergeva dai sogni e dai ricordi, si sentiva diviso, come un ceppo tagliato in due da un colpo di scure: una parte restava là dove stavano i pensieri, un’altra cercava di adattarsi ai nuovi luoghi, ai nuovi volti. Ma quel che lo metteva a disagio era il fatto di intuire dolorosamente che lui non apparteneva a nessuna delle due parti. (Jim)
Il segnalibro
Guido Sgardoli
Nato a San Donà di Piave (VE) nel 1965, Guido Sgardoli vive e lavoro a Treviso. Laureato in Medicina Veterinaria, ha coltivato collateralmente agli studi la passione per il disegno, l’animazione e la scrittura. Dopo l’esordio con Salani nel 2004, numerosi titoli di narrativa dedicata al pubblico dei bambini, dei ragazzi e degli adolescenti con i più importanti editori italiani. Molte le traduzioni all’estero.
Aderisce, insieme ad altri autori e illustratori, a Writers With Children, movimento a favore del riconoscimento del diritto di cittadinanza per le bambine e i bambini stranieri nati in Italia, e a ICWA, la prima Associazione Scrittori Italiani per l’Infanzia e l’Adolescenza.
Nei ringraziamenti finali Guido Sgardoli dice di essere rimasto affascinato da un’intervista di William Faulkner dove egli dichiarava che molte delle sue storie iniziavano da un’immagine mentale o da un ricordo. Così Guido ci racconta di aver sperato che accadesse anche a lui e di aver avuto, un giorno, la visione di questo bambino vestito all’antica che giaceva intrappolato in un blocco di ghiaccio: forse un ricordo infantile, una foto, un cartone animato. Lo spunto per iniziare la scrittura (e forse anche per il titolo) è venuto poi dalla canzone “The frozen man” di James Taylor, che narra proprio la storia di un uomo che si risveglia da un blocco di ghiaccio senza sapere dove si trovi.
Libri recensiti dello stesso autore:
- Genere: Narrativa per ragazzi
- Anno pubblicazione: 2011
- Isbn: 9788821570926
- Casa editrice: San Paolo, collana Narrativa San Paolo ragazzi
- Pagine: 208
Bellissima recensione, mi hai proprio convinta! 🙂
Grazie =)
Guarda, ero partita scettica, perchè dalla quarta di copertina la storia non mi aveva convinta. E invece te lo consiglio davvero. Secondo me è un libro che rimane nel cuore.