- Titolo originale: El príncipe de la niebla
- Anno: 1993 (prima edizione italiana 2002)
- Genere: Romanzo fantastico
- Serie: Trilogia della Nebbia, I
- Isbn: 8804612258
- Casa editrice: Mondadori
- Pagine: 202
- Prezzo: 15,99
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Sarebbero dovuti passare molti anni prima che Max potesse dimenticare l’estate in cui, quasi per caso, scoprì la magia…
— incipit
Spagna, 1943. Soffiano venti di guerra e l’orologiaio Max Carver decide di trasferire la famiglia sulla costa per tenerla lontana dalla guerra. Appena trasferitisi, la famiglia Carver viene però a sapere che i precedenti proprietari, i signori Fleishmann, sono scomparsi anni addietro in seguito alla strana morte del loro piccolo primogenito. Già dal primo giorno Max, secondogenito dei Carver, si accorge dell’esistenza dietro casa sua di un giardino pieno di statue inquietanti e da allora inizia una serie di inspiegabili eventi..
Da molto tempo volevo leggere Zafón. Mi è stato caldamente consigliato da molti lettori con i quali condivido i gusti, e finalmente un affare al mercatino dell’usato mi ha permesso di prendere la trilogia per due spiccioli. Il principe della nebbia è infatti l’opera prima di Zafón e anche il primo capitolo di una trilogia detta Trilogia della nebbia, i cui libri sono acquistabili sia singolarmente, sia in blocco, come nel mio caso.
Stando alle opinioni di coloro che mi hanno consigliato l’autore, devo dire che al primo impatto sono rimasta un po’ delusa. Il libro è sicuramente carino, e dalla fantasiosa penna dell’autore oltre alla nebbia, che avvolge e diventa coprotagonista del racconto, sgorgano chiari quelli che so già essere i tratti salienti di tutti i suoi successivi romanzi: le atmosfere gotiche e spettrali, la magia e il mistero, che inondano questo romanzo già dalle prime pagine. Ma la storia è semplice e in alcuni momenti quasi banale, la scrittura è asciutta e un po’ acerba, i personaggi appena abbozzati e poco caratterizzati.
Ora, ci sono da spezzare due lance a favore di Zafón: la prima è che questo libro è la sua prima opera, e quindi ci sono ampi margini di miglioramento, il che fa salire le mie aspettative per i romanzi successivi. La seconda è che l’autore stesso ci avverte, nella nota introduttiva del libro, che quest’opera è rivolta ad un pubblico molto giovane, ma scritta in modo tale da poter coinvolgere lettori di ogni età.
Cambiando quindi la chiave di lettura, dicendo a me stessa che sono partita con il piede sbagliato pensando che fosse un libro per adulti, e tornando indietro negli anni con la mia fantasia, posso dire che questo è un libro semplice e delicato, che rimanda ai ricordi del passato, agli incubi infantili e che ha un che di poetico.
Insomma non un capolavoro ma un libro assolutamente godibile nelle sue 200 pagine, in grado di appagare le richieste di lettori, soprattutto giovani, desiderosi di un intrigo che tenga col fiato sospeso e che faccia sognare, ma sempre accompagnato da una vena di malinconia.
Tornerò sugli altri due romanzi della trilogia al più presto, e nel frattempo vedrò di procurarmi anche qualche opera dedicata ad un pubblico adulto, nella quale probabilmente troverò più facile riconoscere le tanto decantate doti di questo autore.
Frasi dal libro
“L’età ti fa capire certe cose. Per esempio, adesso so che la vita di un uomo si divide fondamentalmente in tre periodi. Nel primo, uno non pensa neppure che invecchierà, né che il tempo passa, e che fin dal primo giorno, quando nasciamo, camminiamo verso un unico e identico fine. Passata la prima giovinezza, comincia il secondo periodo, nel quale uno si rende conto della fragilità della propria vita, e quello che in principio è una semplice inquietudine va crescendo nell’animo come un mare di dubbi e incertezze che ti accompagnano durante il resto dei tuoi giorni. Per ultimo, alla fine della vita, si apre il terzo periodo, quello dell’accettazione della realtà e, di conseguenza, quello della rassegnazione e della speranza. Lungo la mia vita ho conosciuto molte persone che sono rimaste agganciate a uno di questi stadi senza mai riuscire a superarli. È qualcosa di terribile… è un cammino che ognuno di noi deve imparare a percorrere da solo, pregando Dio di aiutarlo a non perdersi prima di arrivare alla fine. Se tutti fossimo capaci di comprendere all’inizio della nostra vita questa cosa, che sembra così semplice, buona parte delle miserie e delle pene di questo mondo scomparirebbero. Però, e questo è un incomprensibile paradosso, ci viene concessa questa grazia solo quando è troppo tardi.”
Il segnalibro
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