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Il vecchio che leggeva romanzi d’amore – Luis Sepúlveda
Una storia tenera e struggente
“Il vecchio che leggeva romanzi d’amore” un titolo che mi faceva pensare ad un passato che non c’è più, di cui rimane la tristezza del ricordo… in un certo senso è proprio così, ma è di più, molto di più!
Si, è la storia dell’amore di un vecchio per il suo passato, per la moglie portata via troppo presto dalla malaria, un amore silenzioso, malinconico… ma c’è anche l’ amore gridato per la natura, per gli animali, per difendere la terra..
Ci racconta della violenza dei gringos, di chi distrugge e sfrutta senza capire le foreste dell’Amazzonia, ci mostra l’astuzia della sopravvivenza degli indios shuar di come combattono per difendersi contro i serpenti, le scimmiotte dispettose e violente, e gli animali feroci come il tigrillo..
Ma ci racconta anche della forte amicizia nata fra gli shuar ed il vecchio: “Desideravano vederlo, averlo accanto, ma volevano anche sentire la sua mancanza, la tristezza di non potergli parlare, e il salto di gioia che il cuore faceva loro in petto quando lo vedevano ricomparire.”
E di come gli shuar vivono l’amore: “Era amore puro, senza altro fine che l’amore stesso. Senza possesso e senza gelosia….. Nessuno riesce a legare un tuono, e nessuno riesce ad appropriarsi dei cieli dell’altro nel momento dell’abbandono.”…frase vera, importante tutti dovremmo percepire e vivere l’amore in questo modo, perché alla fine ognuno di noi e “solo”, e appartiene solamente a “se stesso”!
E poi quel filo sottile, ma robusto che tiene legato il vecchio alle sue origini, la sua passione per i romanzi d’amore, in cui emerge l’appagamento interiore che il vecchio prova nel leggere storie di amori travagliati, che fanno piangere e che forse riflettono quel mondo, dal quale egli fugge, preferendo la solitudine in una terra vergine e pericolosa… “….preferiva non pensare,
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54 – Wu Ming
1954. Il bar Aurora di Bologna, la Napoli di Lucky Luciano, la Hollywood di Cary Grant, e la Jugoslavia di Tito. A fare da filo conduttore un McGuffin Electric, misteriosa televisione simbolo del nuovo avvenire. Un perfetto mosaico di storie ai tempi della guerra fredda, degli ideali partigiani, delle operazioni internazionali. Un sublime divertissement che parla della storia come tutti vorremmo sentirla raccontare. E poi Pierre e suo padre, Steve Cemento, Kociss, tante storie che si incrociano con un’incredibile maestria, storie nelle quali anche il più piccolo dettaglio non viene lasciato al caso.
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Vite brevi di idioti – Ermanno Cavazzoni
Anno: 1998 Isbn: 9788807814266 Pagine: 152 In un mondo dove anche l’intelligenza e le sue pretese fanno parte diquell’universale idiozia […]
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Mattatoio n. 5 – Kurt Vonnegut
La guerra senza parlare della guerra. La storia autobiogrofica del bombardamento di Dresda, durante la Seconda Guerra Mondiale, raccontata però non in maniera tragica, ma come sottofondo alla storia del povero Billy Pilgrim, improbabile viaggiatore nel tempo, esemplare di essere umano esposto allo zoo di Tralfamadore, uomo qualunque finito prigioniero dei tedeschi per una sfortunata casualità.
Ho letto opinioni discordanti su questo libro: c’è chi lo definisce un capolavoro, chi un’opera sopravvalutata, chi dice che doveva essere un libro pacifista e invece non lo è. E infatti non lo è. E non è neanche un libro di guerra, nè un libro di fantascienza. “Quasi non ci sono personaggi, in questa storia, e quasi non ci sono confronti drammatici, perchè la maggior parte degli individui che vi figurano sono malridotti, sono solo trastulli indifferenti in mano a forze immense“. Una scrittura ironica e divertente che affronta la tragedia in maniera nuova, senza esprimere opinioni ma lasciando al lettore il compito di leggere tra le righe.
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Lucertola – Banana Yoshimoto
L’arte di parlar di niente, ma di parlarne bene. Sei storie sul passato e il presente, sul cambiamento, sulla solitudine, e sulla speranza.
E’ il primo libro che leggo della Yoshimoto, comprato al mercatino dell’usato per tre euro, e devo dire che il suo stile mi ha colpita anche se come dice lei stessa nel postscriptum, forse al tempo di questo libro era ancora un pò immaturo. Non è la trama delle storie che colpisce, anzi, essa è quasi inconsistente. Sono le descrizioni, gli stati d’animo, i luoghi, le sensazioni.. Meditazioni sul passato e sul presente, sulla speranza nel cambiamento di persone ferite che cercano un riscatto; malinconia e solitudine ma anche voglia di andare avanti. Forse un pò troppo malinconico per i miei gusti, ma le parole scorrono come seta sulla pelle.
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Margherita Dolcevita – Stefano Benni
Anno: 2006 Isbn: 9788807819308 Pagine: 206 Margherita Dolcevita è una ragazzina che sa guardare il mondo. Le bastano un cuore […]
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Cuore Punk – John Shirley
Potente come un calcio dato da uno stomper
John Shirley è un musicista punk. Lui il punk lo respira e lo vive come pochi altri. Ha una sua band (gli Obsession) e ha scritto i testi di alcune canzoni dei Blue Oyster Cult. Ma è anche uno scrittore, di quelli borderline, che scrivono di fantascienza estrema e tentano “di portare il lettore a dubitare della propria sanità mentale”. Queste libro raccoglie alcune delle sue storie più allucinanti e oscure, 10 folli tracce, ognuna preceduta da un commento dell’autore, che funge più o meno da colonna sonora. Nei racconti la realtà fantascientifica si mischia con una caustica critica della società: la maggior parte dei racconti è intrisa di una “violenza punk” che fa quasi sorridere e che si scaglia contro l’orgoglio nazionale, la guerra, l'”ossessione nevrotica dell’immagine mediatica”. Non è un futuro reale quello che viene costruito, ma una sorta di surrealismo che confonde immagini cyberpunk con tutta una serie di personaggi, eroi sconfitti ma coraggiosi che trovano nei suoi racconti la via del riscatto.
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Signor Malaussène – Daniel Pennac
In questo quarto libro della Saga Malaussène, o saga di Belville, dopo “Il paradiso degli orchi”, “La fata Carabina” e “La prosivendola”, Malaussène risorge ancora una volta dalla proprie ceneri, mostrandoci un Pennac all’ennesima potenza: divertente, coinvogente, delirante. E’ il Pennac che ama scrivere, e si sente, si sente leggendo ad alta voce, con le parole che riempiono la bocca. Il protagonista è ancora lui, Benjamin Malaussène, di professione capro espiatorio e sua moglie Julie, incinta dell’ennesimo futuro appartenente alla tribù Malaussène.