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Trilogia della città di K. – Ágota Kristóf
Un racconto di guerra minimale, straziante, doloroso senza mezzi termini
Questa è la storia di Claus e Lucas, o Lucas e Claus. Questa è la storia di entrambi o di nessuno di loro. E’ la storia di due gemelli i cui nomi contengono le stesse lettere disposte in ordine diverso, che scrivono la loro storia come fossero un essere solo, o forse due.
I tre romanzi, pubblicati nell’arco di 5 anni, sono uno spaccato di guerra che inizia come autobiografia dell’autrice stessa, nata in un villaggio dell’Ungheria “privo di stazione, di elettricità, di acqua corrente, di telefono”. Lo stesso “Grande quaderno”, come essa stessa rivela, nasce da piccoli racconti autobiografici sulla sua infanzia vissuta assieme al fratellino durante la Seconda Guerra Mondiale e la repressione perpetrata dall’Armata Rossa per soffocare la rivolta popolare contro l’invasione sovietica del 1956. “Poi cambiai il mio nome e quello di mio fratello e trasformai i personaggi in due maschi e poi in due gemelli. Da quel momento non scrissi solo di cose da me vissute ma cominciai a immaginare altro. Lasciai l’autobiografia e riorganizzai quei capitoli per uno struttura romanzesca”.
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Mattatoio n. 5 – Kurt Vonnegut
La guerra senza parlare della guerra. La storia autobiogrofica del bombardamento di Dresda, durante la Seconda Guerra Mondiale, raccontata però non in maniera tragica, ma come sottofondo alla storia del povero Billy Pilgrim, improbabile viaggiatore nel tempo, esemplare di essere umano esposto allo zoo di Tralfamadore, uomo qualunque finito prigioniero dei tedeschi per una sfortunata casualità.
Ho letto opinioni discordanti su questo libro: c’è chi lo definisce un capolavoro, chi un’opera sopravvalutata, chi dice che doveva essere un libro pacifista e invece non lo è. E infatti non lo è. E non è neanche un libro di guerra, nè un libro di fantascienza. “Quasi non ci sono personaggi, in questa storia, e quasi non ci sono confronti drammatici, perchè la maggior parte degli individui che vi figurano sono malridotti, sono solo trastulli indifferenti in mano a forze immense“. Una scrittura ironica e divertente che affronta la tragedia in maniera nuova, senza esprimere opinioni ma lasciando al lettore il compito di leggere tra le righe.