È giunto il momento di parlare di Babel. E io giuro che non riesco a capacitarmi di come un libro possa essere così bello e così INCOMMENSURABILMENTE NOIOSO contemporaneamente.
Ormai lo sanno anche i sassi, il fantasy non è il mio genere comfort. Tuttavia le premesse di questo romanzo semplicemente troppo allettanti per dire di no: atmosfere dark, una Oxford di fine ‘800, un romanzo incentrato sulla lingua. E quindi, eccoci qua.
Siamo in una Oxford di metà 800 al centro della quale sorge Babel, la torre dove risiede il Royal Institute of Translation di Oxford. Babel è di fatto il centro del mondo, perché non è soltanto la sede in cui si raccolgono tutte le grammatiche e di formano i migliori traduttori, ma è anche il luogo in cui si forgiano le tavolette d’argento, che nel mondo di Babel sono la ricchezza principale e il fulcro del sistema magico.
L’impianto di Babel è basato su un’idea geniale, che gioca magistralmente su tutta quella parte di significato delle parole che va persa durante la traduzione – il famoso atto di tradimento menzionato nell’edge appunto. Oltre a questo ha una bellissima parte storica che nonostante qualche aggiustamento è comunque molto fedele alla realtà. E poi c’è questa ambientazione dark academia in una Oxford vittoriana scura e nebbiosa che odora di carta antica e vicoli malfamati.
Tutto il resto però è di una noia mortale. Le prime 300 pagine richiedono uno sforzo di fede inaudito – roba da prendersi a martellate nelle rotule. I personaggi sono di una piattezza agghiacciante e il tutto si trascina con ritmi lentissimi che a un certo punto subiscono delle accelerazioni improbabili.
Insomma secondo me Babel avrebbe davvero potuto essere un capolavoro ma non lo è.
Ma quindi perché ho detto che è un bel libro? Perché una volta chiuso mi sono messa a pensare, e nonostante gli abissi di noia mi sono resa conto che mi ha lasciato qualcosa di importante. Durante la lettura mi ha portato a fare molte considerazioni non soltanto sull’uso della lingua, ma anche su aspetti del colonialismo, dell’integrazione e dell’uso e del FURTO di cultura sui quali non mi ero mai soffermata a riflettere.
È un libro che mi sento di consigliare? Richiede una buona dose di pazienza, però secondo me l’idea che è alla base, che tra l’altro mi sembra una cosa del tutto nuova nel mondo del fantasy, e anche le riflessioni che mi ha portato a fare meritano una lettura.
E comunque nel caso rimane sempre un bellissimo oggetto d’arredamento rivestito con la carta da forno più lussuosa che possiate mai avere.
- Genere: Fantasy
- Anno pubblicazione: 2023
- Isbn: 9788804769880
- Casa editrice: Mondadori Oscarvault
- Traduttore: Giovanna Scocchera
- Pagine: 600