Chi era Aleister Crowley
Crowley era di natura uno spirito eclettico. Nato Edward Alexander Crowley, dopo il college cambiò il suo nome in Aleister perchè aveva letto da qualche parte che il nome più favorevole per diventare famoso era costituito da un dattilo seguito da un spondeo, come alla fine di un esametro.
Per contare i suoi talenti non basterebbero le dita delle mani e dei piedi: poeta, romanziere, giornalista, scalatore (suo fu il primo tentativo di scalare il K2, fu compiuto nel 1902; la spedizione giunse ad una quota di circa 6.600 mt, ma fu costretta a ritirarsi per il maltempo), esploratore, giocatore di scacchi, grafico, sperimentatore di droghe, amante delle donne -e degli uomini-, yogi, mago, profeta, pioniere nella lotta per la libertà, filosofo e artista.
Ma la fama di Crowley, a torto o a ragione, risiede altrove. Figura assai controversa e fuori dagli schemi, si definiva “la Bestia 666“, ed è considerato il fondatore del moderno occultismo, disciplina sulla quale scrisse diversi manuali ritenuti fra i più influenti del XX secolo, e ritenuto fonte di ispirazione per il satanismo.
Durante un viaggio in Egitto, Crowley dichiarò di aver avuto un contatto con un’essenza incorporea o “preterumana” chiamata Aiwass, che gli dettò un testo conosciuto come The Book of the Law (“Il Libro della Legge”) o vel Legis Liber AL. Questo libro è diventato uno dei testi fondamentali della religione creata da Crowley, Thélema, che è ad oggi riconosciuta come una delle più importanti religioni magiche esistenti (alla quale aderì anche Lafayette Ronald Hubbard, che poi divenne fondatore di Scientology). Thelema si basa su un principio fondamentale: “Fai ciò che vuoi sarà tutta la Legge. L’amore è la legge, amore sotto la volontà.”
Fun fact: nei suoi pellegrinaggi di magia Crowley approdò in Sicilia dove fondò l’Abbazia Thelema, sulla costa di Cefalù. Era il 1923. Poco tempo dopo il Duce lo fece cacciare dal Regno d’Italia dopo aver ricevuto un rapporto dell’Ovra che parlava di orge fra drogati protette dalle mura dell’abbazia in riva al mare.
I racconti della bestia
La biblioteca di Lovecraft è una collana indipendente nata di recente dalla passione di Jacopo Corazza e Gianluca Venditti che si occupa di narrativa gotica, horror e weird.
I racconti della bestia, secondo volume di questa collana, è una raccolta di racconti che comprende dieci storie brevi, di cui otto edite in Italia per la prima volta, che Aleister Crowley pubblicò nel corso del tempo con vari pseudonimi, ironizzando su sè stesso e sull’aura che si era creata attorno alla sua figura.
La raccolta è introdotta da Steve Sylvester che, come molti altri musicisti (i Beatles, Jimmy Page, Ozzy Osbourne o i Current 93 -i nomi da citare sarebbero decine-) rimase affascinato dalla figura di Crowley tanto che e con i suoi Death SS dedicò un disco proprio alla Legge di Thelema.
I temi trattati nei racconto variano dall’amore, al giallo, al surreale, ma che sono tutti accomunati da un’aura di orrore arcano, che scompone il reale in figure eteree e lisergiche creando immagini inquietanti e suggestive.
Abbracciando e maneggiando con estrema destrezza lo stile gotico-weird dei suoi predecessori, Crowley non fa mistero del suo background esoterico, che si palesa nella moltitudine di simbologie e rimandi occulti di cui i suoi racconti sono pregni dando l’impressione, più di una volta, che il livello di lettura non sia uno solo, bensì molteplici.
Con una grafica curatissima e arricchita da azzeccatissime illustrazioni, questa raccolta ci offre un ventaglio di racconti, molti dei quali riuscitissimi, che butta una luce nuova su uno dei tanti talenti di quello che venne definito all’epoca “l’uomo più malvagio del mondo“.
Racconti contenuti in questa raccolta
- Il violinista (The violinist, 1910)
- Al bivio (At the fork of the roads, 1909)
- Un ballo in maschera (A masque)
- Il cacciatore di anime (The soul-hunter, 1910)
- La volpe (The vixen, 1911)
- La faccia (The face, 1920)
- Illusion d’amoreux (omonimo, 1909)
- Il colore dei miei occhi (The colour of my eyes, 1918)
- Il furto della signorina Horniman (Robbing Miss Horniman, 1918)
- Queste cose sono un’allegoria (Which things are an allegory)