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Published in: Autori Italiani, Libri

Notturno indiano – Antonio Tabucchi

★★★½☆
  • Anno: 1984
  • Isbn: 9788838902550
  • Pagine: 109
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Il libro presenta al lettore sotto la cifra del viaggio, dell’esotismo, del mistero. L’ambientazione indiana, rigorosa e quasi documentaria, è tuttavia soltanto lo sfondo, a tratti inquietante a tratti fuggente, di una vicenda che utilizza i canoni di più generi letterari fondendoli in un pastiche di indubbio fascino. Roux, il protagonista, è alla ricerca dell’amico Xavier, disperso in India da tempo. Gli spostamenti di Roux, di volta in volta misteriosi o coerenti, avventurosi o banali, sono popolati da incontri (il medico, l’indovino deforme), sogni allucinazioni, brandelli di ricordi. Sarebbe forse possibile definire questo libro un viaggio nella memoria, che utilizza i due registri paralleli della vita vissuta e della letteratura e la cui conclusione non pare andare oltre l’inizio: Xavier non vuol essere trovato, Roux non vuole trovare.

1984, premio Médicis Étranger in Francia

Il tassista aveva una barba a pizzo, un reticella sui capelli e un codino legato con un nastro bianco. Pensavo che fosse un sikh, perché la mia guida li descriveva esattamente così. La mia guida si  intitolava: India, a travel survival kit, l’avevo acquistata a Londra più per curiosità che per altro, perché forniva sull’India informazioni assai bizzare e a prima vista superflue. Solo più tardi mi sarei accorto della sua utilità.
— incipit

Un racconto affascinante e misterioso, profondo e sfuggente allo stesso tempo. Parla di un viaggiatore che è alla ricerca di un amico scomparso, e ci porta in un’india oscura, inquietante dove incontra strani personaggi. Ogni incontro è come un piccolo frammento che compone un mosaico, per arrivare a comprendere che questo viaggio non è altro che un percorso interiore alla ricerca di ricordi, di sensazioni, di profumi… alla ricerca di se stesso.

Più che un racconto, una scoperta di sensazioni, di colori, di odori. Per me, che quei luoghi li ho vissuti, una riscoperta che ha riportato alla memoria tanti ricordi. Un viaggio quasi onirico senza scossoni, breve e delicato.

Frasi dal libro

Il “Quartiere delle Gabbie” era molto peggio di come me l’ero immaginato. Lo conoscevo attraverso certe fotografie di un fotografo celebre e pensavo di essere preparato alla miseria umana, ma le fotografie chiudono il visibile in un rettangolo. Il visibile senza cornice è sempre un’altra cosa.

La realtà è sempre meno peggio di quello che fu effettivamente: la memoria è una formidabile falsaria.

 

Pagina 69
Una donna entrò e si sedette sulla panca di fronte a noi. Portava un cesto con un bambino addormentato. Io la guardai e lei mi fece un rapido cenno con le mani giunte davanti al viso, in segno di rispetto.
“Credevo che dentro di noi ci fosse solo il karma“, dissi io, “la somma delle nostre azioni, di ciò che siamo stati e di ciò che saremo”.
Il ragazzo sorrise di nuovo e parlò al fratello. Il mostro mi guardò con i suoi occhietti acuti e fece il cenno di due con le dita. “Oh no”, spiegò il ragazzo, “c’è anche l’atma, sta con il karma ma è una cosa distinta”.
“E allora se io sono un altro vorrei sapere dov’è il mio atma, dove si trova ora”.
Il ragazzo tradusse al fratello e ne seguì una fitta conversazione, “E’ molto difficile dirlo”, mi riferì poi, “lui non è capace”.
“Prova a chiedergli se dieci rupie lo aiuterebbero”, dissi io.
Il ragazzo glielo disse e il mostro mi fissò in viso i suoi occhietti. Poi pronunciò alcune parole dirette a me, molto velocemente. “Dice che non è una questione di rupie”, tradusse il ragazzo, “tu non ci sei, non può dirti dove sei”. Mi fece un bel sorriso e continuò: “però se vuoi darci dieci rupie le accettiamo ugualmente”.
“Te le darò senz’altro”, dissi io, “ma almeno chiedigli chi sono ora”.

Il segnalibro

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