Anno: 2006
Isbn: 9788807819308
Pagine: 206
Margherita Dolcevita è una ragazzina che sa guardare il mondo. Le bastano un cuore appena difettoso e qualche chilo in più per aggiungere sale e ironia alla sua naturale intelligenza delle cose. Compatisce con affetto le stramberie della sua famiglia, e volentieri si perde nel grande prato intorno alla sua casa, ultimo baluardo della campagna ormai contaminata dalla città e dimora della sua amica invisibile: la Bambina di polvere. Ma improvvisamente, come un fantasma di notte, di fronte alla casa di Margherita appare un cubo di vetro nero circondato da un asettico giardino sintetico e da una palizzata di siepi. Sono arrivati i signori Del Bene, i portatori del “nuovo”, della beatitudine del consumo. Amici o corruttori? La famiglia di Margherita cade in una sorta di oscuro incantesimo: nessuno resta immune. E su chi fa resistenza alla festa del benessere, della merce, del potere s’addensa la nube di misteriose ritorsioni. Margherita sospetta un piano diabolico ed è pronta a mettere in gioco la fantasia, la combattività, l’immaginazione per scoprire in quale abisso di colpevole stoltezza il suo piccolo mondo, e forse il mondo intero, sono precipitati.
I miei genitori mi hanno chiamato Margherita, ma io amo essere chiamata Maga o Maghetta. I miei compagni di scuola, ironizzando sul fatto che non sono proprio snella, a volte mi chiamano Megarita; mio nonno, che è un po’ arteriosclerotico, mi chiama Margheritina, ma a volte anche Mariella, Marisella oppure Venusta, che era sua sorella. Ma soprattutto, quando sono allegra mi chiama Margherita Dolcevita.
Margherita ha quattordici anni e mezzo e vive con i genitori, due fratelli, il nonno, il cane Pisolo e la sua sorellina fantasma, la bambina di polvere, lì, dove non è nè città nè campagna. Ha il cuore che ogni tanto perde un colpo, e fa ta-tunf-ta invece di ta-ta-tunf. Un giorno di fronte a casa sua spunta un enorme cubo nero, e tutto cambia, tutti cambiano tranne lei…Con questo libro ho riso quasi per tutto il tempo. Benni non si smentisce in fatto di battute e di storie paradossali e divertenti. Peccato per il finale, che gli ha fatto perdere mezza stella, quasi tirato lì in un capitolo e mezzo e pressochè incomprensibile…
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Infine ha esaminato Pisolo con attenzione e ha chiesto:
– E’ un Beagle retiever?
– No – ho risposto io – è un Postal Market.
Lui ha annuito come se avesse capito, mi ha dato la mano e ha detto:
– E così ecco qua la nostra Margherita.
Su questa intuizione c’era poco da discutere.
Ho analizzato il suo sorriso. E’ il sorriso di qualcuno abituato a pensare che tutti gli credano. Un ghigno irreale, finto, convinto di essere irresisitibile. Come quei comici che usano le risate registrate.
Ecco: un sorriso da risate finte.
Dopo la prima esplosione di immotivato cameratismo c’è stato un sincero momento di imbrarazzo. Poi il ghiaccio è stato rotto da una risata un pò gallinacea di Labella e ci siamo divisi in gruppi.
Mamma ha portato Leonora in visita guidata alla casa.
Giacinto e Labella si sono accucciati vicino allo stereo dove lei ha esaminato con faccia schifata tutti i cidì e ha detto: perchè non hai i Trendy Boys?, e lui ha detto: li ho prestati a un amico.
Per Giacinto questa sarà la prima di una lunga serie di menzogne.
Eraclito e Pisolo sono andati a rubare i grissini: a casa nostra, no grissini no party.
Papà e Frido, da veri uomini, si sono seduti davanti alla finestra e Frido, con gesti strategici, indicava qualcosa nel paesaggio che non gli garbava.
Io sono rimasta come al solito da sola.
Il segnalibro
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