15 ottobre 1923 — nasce a Santiago de Las Vegas (Cuba) Italo Giovanni Calvino Mameli, semplicemente noto come Italo Calvino.
Dopo che un uragano nel 1925 distrugge quasi la loro casa-bungalow, i coniugi Calvino con il piccolo Italo tornano in Italia. A Sanremo, Calvino vive la sua infanzia, che egli ricorda spensierata nel clima amorevole di una famiglia dedita alle attività scientifiche e alla ricerca. Il periodo fascista non sembra sulle prime segnare in modo particolare la sua personalità né sconvolgere la serenità familiare di quegli anni.
Il primo vero contatto con la cultura fascista è vissuto da Calvino negli anni tra il 1929 e il 1933, quando non può sottrarsi all’esperienza di diventare balilla, obbligo scolastico esteso anche agli allievi delle scuole valdesi frequentate dal piccolo Italo.
La famiglia Calvino non ha una fede religiosa, e per quei tempi manifestare un certo atteggiamento agnostico comportava almeno l’appellativo di “anticonformisti”. Segno che Calvino ricorderà poi quale elemento di formazione importante, per averlo presto svezzato ai sentimenti della tolleranza e della diversità, con la conseguenza di predisporlo al costante confronto con le ragioni dell'”altro”. Sono questi i semi culturali e storici di quella formazione che il giovane Calvino più tardi tradurrà in una scrittura capace di spaziare dalla saggistica politica a quella letteraria e teatrale; dal racconto impegnato, a quello ironico e umoristico; dalla pungente critica sociale, alla sceneggiatura di testi teatrali, finanche alla composizione di poesie.
Nel 1943 interrompe gli studi per non essere costretto ad arruolarsi nell’esercito della R.S.I. ed entra come partigiano nelle Brigate Garibaldi vivendo così la guerra in modo diretto. L’esperienza partigiana sarà alla base del suo primo romanzo, Il sentiero dei nidi di ragno e della raccolta di racconti Ultimo viene il corvo.
Il primo libro sarebbe meglio non averlo mai scritto. Finché il primo libro non è scritto, si possiede quella libertà di cominciare che si può usare una sola volta nella vita, il primo libro già ti definisce mentre tu in realtà sei ancora lontano dall’esser definito; e questa definizione poi dovrai portartela dietro per la vita, cercando di darne conferma o approfondimento o correzione o smentita, ma mai più riuscendo a prescinderne. (dalla prefazione del 1964 a Il sentiero dei nidi di ragno)
Dopo la liberazione, aderisce al Partito Comunista Italiano, collabora a giornali e riviste, e si iscrive alla Facoltà di Lettere di Torino, dove nel 1947 si laurea con una tesi su Joseph Conrad. A Torino collabora al «Politecnico» di Vittorini, ed entra a far parte del gruppo redazionale della casa editrice Einaudi.
Nel mese di agosto del 1950 Cesare Pavese si uccide e Calvino perde così un amico e un maestro. Ne rimane sconvolto poiché Pavese era da lui vissuto come uomo forte di carattere e di temperamento risoluto. Gli resta il profondo rammarico per non aver intuito il dramma dell’amico.
I suoi viaggi sporadici si infittiscono e nel 1951 visita l’Unione Sovietica per un paio di mesi, dandone puntuale resoconto nel Taccuino di viaggio in URSS di Italo Calvino, con cui vince il premio Saint Vincent e scrive, quasi di getto, Il visconte dimezzato.
Nel 1959 pubblica il romanzo Il cavaliere inesistente e parte per un viaggio negli Stati Uniti. La sua fama è ormai affermata. Spesso è chiamato per conferenze e dibattiti in ogni parte d’Europa. Nell’isola di Maiorca riceve il premio internazionale Formentor. Nel1962, in occasione di un ciclo di incontri letterari, conosce a Parigi la sua futura moglie, la traduttrice argentina Esther Judith Singer, detta Chiquita, che sposerà a L’Avanail 19 febbraio del 1964. A Cuba ha anche occasione di incontrare Ernesto Che Guevara. Torna in Italia e si stabilisce a Roma con la moglie ed il figlio di lei Marcello Weil.
Tre anni dopo si trasferisce a Parigi assieme alla famiglia. Segue il dibattito culturale francese ma conduce una vita pressoché in disparte. Pur non condividendo l’ideologia di fondo del sessantotto francese, Calvino è particolarmente attratto ed affascinato dal valore utopico del movimento studentesco e sociale. Tra il ’69 ed il ’73 lavora ad alcuni progetti letterari e pubblica racconti e saggi su diverse riviste
Nel 1979 pubblica Se una notte d’inverno un viaggiatore e inizia la sua collaborazione con il giornale “La Repubblica”. Chiude quasi completamente i suoi interventi di carattere politico e sociale, con l’amaro articolo L’apologo sull’onestà nel paese dei corrotti, pubblicato l’anno successivo sul quotidiano diretto da Eugenio Scalfari.
Nel 1985, durante l’estate, Calvino lavora ad una serie di conferenze che avrebbe dovuto tenere presso l’Università Harvard. Colto da ictus il 6 settembre nella sua villa nella pineta toscana di Roccamare, viene ricoverato all’ospedale Santa Maria della Scala di Siena dove muore nella notte tra il 18 e il19 settembre. Lo scrittore è sepolto nel cimitero di Castiglione della Pescaia.
Lei crede che ogni storia debba avere un principio e una fine? Anticamente un racconto aveva solo due modi per finire: passate tutte le prove, l’eroe e l’eroina si sposavano oppure morivano. Il senso ultimo a cui rimandano tutti i racconti ha due facce: la continuità della vita, l’inevitabilità della morte. (da “Se una notte d’inverno un viaggiatore”)
Nel 1995, in occasione del decennale della sua morte, all’Avana sorse il comitato promotore (detto dei “calvinisti”) Pro-Fondazione-Calvino, sponsorizzato dall’Arci Nazionale di Roma e dall’Ambasciata Italiana all’Avana. Tale Fondazione nel 1996 dette vita al Premio Letterario Biennale Italo Calvino, riservato a giovani talenti cubani, per teatro, poesia, narrativa e saggistica.
Italo Calvino ci lascia più di trenta libri, oltre a una serie di saggi e di opere pubblicate postume e alcune canzoni. Ad lui è stata assegnata dalla Francia la Legion d’onore, la più alta onorificenza attribuita dalla Repubblica Francese, ed è stato dedicato il pianetino n. 22370 scoperto dall’Osservatorio Bassano Bresciano, il 22370 Italocalvino e un cratere di 68 km di diametro sul pianeta Mercurio.
Auguriamo un buon non compleanno a questo poeta, non solo in senso stretto, italiano.
Le mie recensioni sui suoi libri le trovate QUI.
Quanto avrei voluto poterlo conoscere… In fondo, se fosse ancora vivo avrebbe 93 anni oggi. Un vero peccato, è praticamente grazie a lui (e ad un paio di altri suoi colleghi scrittori, ma questa è un’altra storia) che ho iniziato a leggere.
Purtroppo mi sento di dire che i grandi maestri della letturatura italiana stanno scomparendo uno dopo l’altro, e ahimè non sono rimpiazziati da altrettanti talenti…
Questo è vero, ma… C’è ancora tempo, suvvia 🙂 Manteniamo la positività!