- Anno: 2003
- Isbn: 9788804521365
- Casa editrice: Mondadori
- Pagine: 238
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Shannon McFarland, si ritrova mutilata della mascella in seguito a una misteriosa fucilata. Il suo partner, il poliziotto Manus, la lascia per mettersi con la bambolona texana Evie. Allora Shannon, insieme alla Principessa Brandy Alexander, inizia un folle e picaresco viaggio, mossa dall’intento di vendicarsi…
Palahniuk espone, rovescia, vomita in modalità schizzoidi e alienate il malessere dell’uomo contemporaneo, generato dalla discrepanza tra l’individuo e ciò che la società chiede all’individuo di essere.
La storia di Shannon, modella resa mostro da una fucilata che le spappola la mascella, si costruisce a segmenti scomposti, senza linearità. E scatto dopo scatto, come i flash del fotografo che aveva fissato la sua bellezza al di là del tempo, si ricompone la verità. Sconvolgente, straziante.
L’apparenza è tutto, nella società dei consumi. E gli esseri umani nient’altro che prodotti, al pari di altri prodotti. I prodotti hanno un costo. Cercare continuamente la cresta dell’onda, mantenere la bellezza, la giovinezza, la salute costano fatica e sangue e dolore. “E’ tutto specchio, specchio delle mie brame, perché la bellezza è potere, proprio come il denaro è potere proprio come una pistola è potere.”
Ma è tutto fuori dal proprio controllo. Niente è come sembra, e la ricerca dell’autenticità non può che seguire il filo della negazione. Ancora una volta la risposta è espressa da rabbia e odio. Distruggi ciò che eri per riprendere il controllo della tua vita. “siamo stati educati a vivere la vita nel modo giusto. A non fare errori” “Mi dico che più grande sembra l’errore, e migliori possibilità avrò di essere libera e di vivere una vita vera”.
E l’insopprimibile bisogno di amore? Si concretizza nell’esatto contrario. Ti amo perciò devo distruggerti.
Tre stelle e mezzo, quasi quattro, ma come al solito leggere Palahniuk è come vedere uno che si apre la faccia a rasoiate: magari non distogli gli occhi, ma ringrazi di esserti tenuta leggera a pranzo…
Pagina 69
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Vai a quanto odio mio fratello in questo momento. «Ho comprato questo tessuto perché ho pensato che sarebbe stato un bel drappo per Shane» dice mamma. «Abbiamo avuto dei problemi per cosa cucirci sopra.» Dammi amnesia. Flash. Dammi nuovi genitori. Flash. «Tua madre non voleva pestare i piedi a nessuno» dice papà. Stacca una coscia e comincia a spolpare la carne su un piatto. «Nell’ambiente gay bisogna stare attenti, dato che ogni cosa ha un suo significato in codice segreto. Voglio dire, non vogliamo che la gente si faccia un’idea sbagliata». Mia mamma si sporge per mettermi le patate nel piatto e dice: «Tuo padre voleva un bordo nero, ma nero su sfondo blu vorrebbe dire che Shane era eccitato da sesso e cuoio, capisci, schiavitù e disciplina, sado e masochismo». Dice: «In realtà questi drappi servono per aiutare la gente che rimane». «Degli sconosciuti vedranno noi e vedranno il nome di Shane» dice mio padre. «Non volevamo che pensassero chissà che cosa». Tutti i piatti hanno cominciato la loro lenta marcia oraria attorno al tavolo. Il ripieno. Le olive. La salsa di mirtilli. «Io volevo dei triangoli rosa ma tutti i drappi hanno dei triangoli rosa» dice mia mamma. «È il simbolo nazista per gli omosessuali». Dice: «Tuo padre ha suggerito triangoli neri, ma questo vorrebbe dire che Shane era lesbica. Ricorda i peli pubici femminili. Il triangolo nero li ricorda». Mio padre dice: «Poi volevo un bordo verde, ma si sa che quello starebbe a indicare che Shane batteva». Mia mamma dice: «Avevamo quasi scelto un bordo rosso, ma quello avrebbe voluto dire fisting. Marrone starebbe per scat o rimming, non siamo riusciti a capire quale dei due». «Giallo» dice mio padre «vuol dire pissing». «Un blu più chiaro» dice mamma «significherebbe normale sesso orale».
Il segnalibro
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