Nostra Nonna è la madre di nostra Madre. Prima di venire ad abitare da lei non sapevamo che nostra Madre avesse ancora una madre. La chiamiamo Nonna. La gente la chiama la Strega. Lei ci chiama figli di cagna.
–pag. 9
Trilogia della città di K è la storia di Claus e Lucas, o Lucas e Claus. E’ la storia di entrambi o di nessuno di loro. E’ la storia di due gemelli i cui nomi contengono le stesse lettere disposte in ordine diverso, che scrivono la loro storia come fossero un essere solo, o forse due.
I tre romanzi, pubblicati nell’arco di 5 anni, sono uno spaccato di guerra che inizia come autobiografia dell’autrice stessa, nata in un villaggio dell’Ungheria “privo di stazione, di elettricità, di acqua corrente, di telefono”. Lo stesso “Grande quaderno”, come essa stessa rivela, nasce da piccoli racconti autobiografici sulla sua infanzia vissuta assieme al fratellino durante la Seconda Guerra Mondiale e la repressione perpetrata dall’Armata Rossa per soffocare la rivolta popolare contro l’invasione sovietica del 1956. “Poi cambiai il mio nome e quello di mio fratello e trasformai i personaggi in due maschi e poi in due gemelli. Da quel momento non scrissi solo di cose da me vissute ma cominciai a immaginare altro. Lasciai l’autobiografia e riorganizzai quei capitoli per uno struttura romanzesca”.
“Le parole che definiscono i sentimenti sono molto vaghe; è meglio evitare il loro impiego e attenersi alla descrizione degli oggetti, degli esseri umani e di se stessi, vale a dire della descrizione fedele dei fatti.”
Così dicono i gemelli, che descrivono gli accadimenti delle loro vite con una visione cruda, asciutta, acuta e crudele, incarnando alla perfezione la deumanizzazione che stravolge l’essere umano durante i terribili conflitti come quello che si svolge sullo sfondo del libro. I personaggi che fanno da contorno ai due protagonisti spesso non hanno un nome, ma sono come ombre che si aggirano nella nebbia, specchi della miseria e della precarietà in cui viene ridotta la povera gente in tempo di guerra.
Trilogia della città di K. è una fiaba nera, sconvolgentemente gelida, che mette in mostra non solo le angherie della guerra, la fame, la povertà, la corruzione, la paura, ma anche una profonda analisi psicologica dei temi più cari della psicologia moderna, il doppio, la figura materna, la sessualità, il rifiuto della realtà. La narrazione è scarnificata fino all’osso, spigolosa, anoressica, graffiante, rendendo al lettore una sensazione di palpabile disagio, così surreale da divenire vero. Una prosa affilata come lama di coltello, “che ha l’andatura di una marionetta omicida”, come ha scritto Manganelli.
E ancor più di questo, la storia si dirama in un labirinto di verità e menzogne in cui il lettore viene irretito, confuso, portato a credere e poi a non credere, per poi essere sbattuto con forza contro il muro della realtà. I tre racconti che formano la trilogia si evolvono così come fanno le persone e i gemelli protagonisti, crescono mentre la guerra che prima era un eco lontano si avvicina e deflagra, trasformando il gelo in una fame infinita di sapere come andrà a finire e, più di ogni altra cosa, qual è la verità.
Minimale, straziante, doloroso senza mezzi termini, Trilogia della Città di K. ottiene un posto d’onore tra i capolavori della letteratura contemporanea. Un libro che rimane dentro anche dopo essere stato chiuso, come un piccolo spillo doloroso sotto la pelle.
Trasposizioni cinematografiche
Nel 2013 è stato tratto un film, omonimo, dal primo libro, diretto da János Szász. Il direttore Sandor Söth ha dichiarato “Nel 2006, quando ho provato a comprare i diritti, erano stati venduti il giorno prima a Costantin Film. Poi nel 2009 con i diritti di nuovo liberi, io e il mio regista preferito Jánosz Szász provammo a convincere Ágota Kristóf a concederceli. Molto importante è stato il sostegno del programma Media, Mitteldeutsche Medienförderung e il Medienboard Berlin-Brandenburg. Con questo libro, allo stesso tempo così intenso e terrificante, non abbiamo avuto problemi a convincere un grande cast proveniente da Ungheria, Francia e Austria a partecipare a questo progetto”.
Il Segnalibro
Ágota Kristóf
Ágota Kristóf nacque il 30 ottobre 1935 a Csikvánd, un villaggio dell’Ungheria “privo di stazione, di elettricità, di acqua corrente, di telefono”. A 4 anni impara a leggere correttamente e a 14 a scrivere le sue prime poesie e le sue prime pièce teatrali, e all’età adolescenziale viene mandata in un collegio di sole ragazze. Nel 1956, in seguito all’intervento in Ungheria dell’Armata Rossa per soffocare la rivolta popolare contro l’invasione sovietica, fugge con il marito e la figlia in Svizzera e si stabilisce a Neuchâtel, dove vivrà fino alla morte. A Neuchâtel Ágota Kristóf impara il francese, che adotterà per la sua scrittura letteraria. Raggiunge il successo internazionale nel 1987, con la pubblicazione de Le grand cahier (Il grande quaderno), che viene eletto “Livre Européen”. Le grand cahier confluirà, insieme a La preuve (La prova) e Le troisième mensonge (La terza menzogna), nella Trilogie (Trilogia della città di K.), il riconosciuto capolavoro letterario di Ágota Kristóf, stampato in oltre 30 paesi. Non perdonerà mai al marito la decisione di allora, presa per paura di essere arrestato dai sovietici, tanto che in una intervista dirà: «Due anni di galera in Urss erano probabilmente meglio di cinque anni di fabbrica in Svizzera». I personaggi dei racconti di Kristóf sono spesso segnati dalla condizione esistenziale dell’erranza, l’impossibilità di riattingere ai luoghi delle proprie origini.
È sepolta a Koszeg nel principato di Vas in Ungheria.
Libri recensiti dello stesso autore:
- Genere: Romanzo
- Titolo originale: Trilogie des jumeaux
- Lingua originale: Francese
- Anno pubblicazione: Trilogia completa: 2000 - 3 episodi rispettivamente: 1986, 1988, 1991
- Serie: Trilogia dei gemelli 1-3
- Isbn: 9788806219307
- Casa editrice: Einaudi, collana ET tascabili
- Traduttore: Armando Marchi, Virginia Ripa di Meana, Giovanni Bogliolo
- Pagine: 384