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La strada – Cormac McCarthy

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Un padre e un figlio, una strada da percorrere senza una meta se non la speranza. Una cappa di fuliggine tossica pervade l’aria, i giorni sono pallidi e freddi, fatti di un sole anemico, malato, incapace di scaldare la terra e tantomeno gli animi dei pochi abitanti rimasti. Le notti più nere nel nero, terrificanti, gelide. La terra è sterile, l’acqua quasi imbevibile, e il silenzio terrificante.

Cosa sia successo non è dato a sapersi e poco importa, quello che importa è che il mondo di prima non esiste più e ogni barlume di vita, case, alberi, animali, volti familiari e il ricordo di una vita normale non sono nient’altro che immagini sbiadite che agitano i sogni degli uomini.
Quello che è rimasto è il qui e ora, è una sopravvivenza fatta di attimi che si susseguono, come i periodi di cui è composto il libro. Niente capitoli, niente appigli, solo un’incessante marcia, un passo dopo l’altro, sempre sull’orlo dell’ignoto, affamati, infreddoliti, stanchi.

the road film screenshot

Nessuna lista di cose da fare. Ogni giornata sufficiente a se stessa. Ogni ora. Non c’è un dopo. Il dopo è già qui. Tutte le cose piene di grazia e bellezza che ci portiamo nel cuore hanno un’origine comune nel dolore. Nascono dal cordoglio e dalle ceneri.

La strada di McCarthy, vincitore del premio Pulitzer nel 2007, ha una potenza devastante. Un padre e un figlio, baluardi di un’umanità decimata e ormai ridotta alla più terrificante barbarie in nome della sopravvivenza, perennemente affamati e braccati dalla paura, dal freddo, dal continuo pensiero della morte che assume nel contempo il ruolo di carnefice e di liberazione. Unica meta, il sud e il mare, la speranza di un po’ di calore e che qualcosa, da qualche parte, si sia salvato.

Non c’è alcuna ragione per credere in un futuro, ma il padre fa quello che farebbe ogni padre: proteggere suo figlio, con tra le mani null’altro che la forza dell’amore, sempre in bilico tra l’idea di sopravvivere, e quella di mettere fine alle sofferenze di entrambi. Eppure essi stessi sono tutto ciò che gli resta, l’uno l’unico ma imprescindibile sostegno dell’altro.

E oltre a padre e figlio, è lei la protagonista indiscussa di questo romanzo, la forza dell’amore, ostinata contro ogni cosa, unico barlume di un futuro possibile in un mondo ormai morto, il bisogno di rimanere integri in un paesaggio fatto solo di macerie.
In una situazione di totale perdita dell’identità umana, questo è tutto ciò che rimane per distinguersi dalla decadenza e dalla barbarie: essere “i portatori del fuoco”, essere i buoni.

Ce la caveremo, vero, papà?
Sì. Ce la caveremo.
E non ci succederà niente di male.
Esatto.
Perché noi portiamo il fuoco.
Sì. Perché noi portiamo il fuoco.
Ok.

Un capolavoro commovente, che parte lento per poi insinuarsi pian piano sempre più in profondità, in cui l’orrore, il buio, l’angoscia vengono usati per esaltare la luce dell’amore e della giustizia. Con un linguaggio asciutto ma potentissimo, una scrittura profonda, a volte quasi nebbiosa, dialoghi vibranti, McCarthy crea un’opera intensa, commovente e indimenticabile che si scava pian piano un posto negli anfratti più reconditi dell’anima, restando a sedimentare come la cenere che avvolge il mondo che racconta.

Frasi dal libro

Quando non ti resta nient’altro imbastisci cerimoniali sul nulla e soffiaci sopra. (pag. 57)

Noi non mangeremo mai nessuno, vero?
No, certo che no.
Nemmeno se morissimo di fame?
Moriamo già di fame.
Ma comunque non mangeremo le persone.
No. Non le mangeremo.
Per niente al mondo.
No. Per niente al mondo.
Perché noi siamo i buoni.
Sì.
E portiamo il fuoco.
E portiamo il fuoco. Sì.
Ok.

Qual è la cosa più coraggiosa che tu abbia mai fatto? Alzarmi stamattina, disse. (pag. 207)

Trasposizioni cinematografiche

the road film locandina

Nel 2009 John Hillcoat ha diretto “The Road“, l’adattamento cinematografico del romanzo di McCarthy. Protagonisti della pellicola sono Viggo Mortensen e Kodi Smit-McPhee, che interpretano rispettivamente padre e figlio.
Il film è stato presentato in concorso alla 66ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia.

Il segnalibro

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  • Genere: ,
  • Titolo originale: The Road
  • Lingua originale: inglese
  • Anno pubblicazione: 2006
  • Premio: Premio Pulitzer per la Narrativa nel 2017
  • Isbn: 9788806219369
  • Casa editrice: Einaudi, Collana Super ET
  • Traduttore: M. Testa
  • Pagine: 220
Un uomo e un bambino, padre e figlio, senza nome. Spingono un carrello, pieno del poco che è rimasto, lungo una strada americana. La fine del viaggio è invisibile. Circa dieci anni prima il mondo è stato distrutto da un'apocalisse nucleare che lo ha trasformato in un luogo buio, freddo, senza vita, abitato da bande di disperati e predoni. Non c'è storia e non c'è futuro. Mentre i due cercano invano più calore spostandosi verso sud, il padre racconta la propria vita al figlio. Ricorda la moglie (che decise di suicidarsi piuttosto che cadere vittima degli orrori successivi all'olocausto nucleare) e la nascita del bambino, avvenuta proprio durante la guerra. Tutti i loro averi sono nel carrello, il cibo è poco e devono periodicamente avventurarsi tra le macerie a cercare qualcosa da mangiare. Visitano la casa d'infanzia del padre ed esplorano un supermarket abbandonato in cui il figlio beve per la prima volta un lattina di cola. Quando incrociano una carovana di predoni l'uomo è costretto a ucciderne uno che aveva attentato alla vita del bambino. Dopo molte tribolazioni arrivano al mare; ma è ormai una distesa d'acqua grigia, senza neppure l'odore salmastro, e la temperatura non è affatto più mite. Raccolgono qualche oggetto da una nave abbandonata e continuano il viaggio verso sud, verso una salvezza possibile...

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