Mentre mi informava sulle novità, l’apostolo sorrideva e si fregava le mani.
“Prima o poi” mi spiegò, “a Napoli tutto si risolve. Basta avere la pazienza di aspettare che arrivino le persone giuste, e che ci pensino loro”.
Vassalli è sempre Vassalli anche se un po’ sottotono: difficile eguagliare capolavori come La Chimera (di cui avevo parlato QUI). In questo romanzo pubblicato postumo, ed evidentemente di fretta dato l’abominevole numero di refusi presenti nel testo, l’autore si diletta in uno dei suoi temi preferiti, ovvero la ricostruzione romanzata di un fatto storico realmente accaduto.
La vicenda di Io, Partenope si svolge tra Napoli e Roma nel 1600, e la protagonista è suor Giulia di Marco, o Suor Partenope, come tutti usano chiamarla. Ella è una bizzoca, ovvero una suora terziaria, orfana e troppo povera per poter entrare in convento come primaria.
E’ però anche una delle poche suore entrate in convento per vocazione, piuttosto che per interessi familiari o zitelleria come le sue consorelle più agiate, e la sua è una vocazione profonda, che la porta ad una comunione con Dio del tutto nuova e mai sperimentata prima: l’estasi. Una comunione così fisica e profonda che riesce a coinvolgere in poco tempo moltissime persone, devote sì ma ormai distanti da Dio a causa di una chiesa troppo ricca e corrotta, fino a scaturire in un vero e proprio movimento che la venera come una Santa. Gli occhi della Chiesa, in piena frenesia inquisitoria, si spalancano su di lei e ben presto la condurranno ad anni dolorosi e bui.
E’ Suor Partenope stessa a raccontarci la sua storia; il linguaggio alto che Vassalli ha saputo padroneggiare in altre sue opere si abbassa alle parole che possono uscire dalla bocca di una piccola suora, probabilmente poco o per niente istruita, e ci porta a seguire la sua vicenda, che la porterà in buie celle, ma anche alla corte dei Carafa e alla conoscenza di uno dei più grandi artisti di quel secolo.
Lontano da altri libri dello stesso genere, che raccontano storie di personaggi e fatti ben più conosciuti, Vassalli ci porta ancora una volta a esplorare quei mondi piccoli e antichi che nessuno, o solo pochi, conoscono. La storia di Suor Partenope nasce dal nulla e muore nel nulla, quel nulla tanto caro all’autore, ed è il pretesto per presentare ai lettori non solo la vicenda realmente accaduta di una donna sconosciuta ai più, ma anche i luoghi e le vite delle persone comuni e, oltre a questo, un argomento a lui molto caro: la triste posizione della donna, rea suo malgrado di essere portatrice del peccato di Eva, rispetto alla religione negli anni bui dell’inquisizione e della corruzione della chiesa.
Se la storia e il racconto risultano ogni tanto un po’ ripetitivi, è invece splendida la caratterizzazione dei luoghi: in questo libro credo di aver letto, sebbene in una pagina scarsa, una delle più belle descrizioni di Napoli mai fatta, calda, affollata e intrisa di quel modo di fare le cose tutto Partenopeo, in contrapposizione a una Roma che è invece distante dalle folle, troppo assorta e rapita dal potere ecclesiastico.
In conclusione forse mi aspettavo qualcosa di più da un Vassalli che io ho sinceramente amato, ma il libro, nella sua brevità, vale comunque la pena di essere letto, anche solo per conoscere e sentirsi partecipi e portatori di una storia altrimenti dimenticata.
Una nota all’editore
Data la grandezza del font, l’interlinea e i margini ridicolmente grandi, questo libro poteva benissimo essere stampato in un terzo delle pagine. Ora capisco forse la necessità di far sembrare grande e bello un libro che, per forza di cose, costa 19 euro, ma un occhio di riguardo sia all’ecologia, sia alle tasche del lettore, sarebbe apprezzato.
Frasi dal libro
[…] Insieme a loro tutto il vicinato condivise la mia disavventura e cerò di farmela apparire “normale”. In pratica: cercò di consolarmi. Napoli è così: con una mano ti ferisce e con l’altra ti medica. (pag. 53)Mentre mi informava sulle novità, l’apostolo sorrideva e si fregava le mani.
“Prima o poi” mi spiegò, “a Napoli tutto si risolve. Basta avere la pazienza di aspettare che arrivino le persone giuste, e che ci pensino loro”. (p. 102)
“Di artisti così” ricordo di avergli sentito dire con qualcuno che era venuto a trovarlo, mentre gli mostrava un disegno che per un po’ ha tenuto nel suo studio qui a Roma e poi si è portato a Napoli, “Dio ne fa nascere uno o due per secolo. Nei secoli di grazia”. (p.223)
In copertina
In copertina campeggia una leggera rivisitazione di “The Lady of the Ibis” di Daria Petrilli, artista Romana già in mostra con la sua collezione “Dame di solitudine”, che include quest’opera, al 30formiche di Roma.
Il segnalibro
Sebastiano Vassalli
Sebastiano Vassalli nasce a Genova il 25 Ottobre 1941, da madre toscana e padre lombardo e a pochi anni di età si trasferisce a Novara, città che l’autore considererà la sua vera patria. Lo colpiscono fin da subito le risaie e il loro scandire il tempo quotidiano, a causa anche della casa isolata, in mezzo a esse, in cui vive. La risaia, come luogo fisico e comunità con le sue peculiarità e suggestioni, torna spesso nei suoi scritti. L’opera di Vassalli si caratterizza per un’attenta e fedele ricostruzione storica e per la capacità di trattare i profili psicologici dei personaggi in poche efficaci parole. Muore il 27 luglio del 2015.
Libri recensiti dello stesso autore:
La chimera – Sebastiano Vassalli
- Genere: Romanzo, Romanzo storico
- Anno pubblicazione: 2015
- Isbn: 9788817084673
- Casa editrice: Rizzoli
- Pagine: 281
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