E se esistesse un testo teatrale che fa impazzire chi lo legge?
Il Re in Giallo è un’ antologia di dieci racconti pubblicata da Robert W. Chambers nel 1895. Caposaldo del genere fantastico a lungo dimenticato, getta le basi per quello che poi sarà l’orrore cosmico di Lovecraft (oltre che ispirare, tra le altre cose, la serie tv True Detective).
Idealmente divisa in due parti, l’antologia si apre con quattro splendidi racconti legati dal fil rouge del Re Giallo, uno pseudobiblion (in questo caso un testo teatrale) al quale Lovecraft si ispirò per il suo Necronomicon, che passando di mano in mano porta alla pazzia chiunque abbia la sfortuna di leggerlo.
Avvenimenti inquietanti e orrorifici, simbolismi occulti ed enigmatiche figure la fanno da padrone, creando dense atmosfere macabre e suggestive.
Sulla spiaggia s’infrange l’onda nebulosa, ed i Soli gemelli tramontano nel lago; le ombre s’allungano a Carcosa. Ardono stelle nere: la notte è misteriosa, là dove strane lune s’aggirano nei cieli, ma ben più strana è la persa Carcosa. Le Iadi canteranno l’armonia melodiosa, ma dove sventolano i cenci del Re, morrà inascoltata: nell’oscura Carcosa. Canto dell’anima mia, la mia voce è spenta. Anche tu muori, mai nato, come una lacrima mai pianta s’asciuga e muore, nella persa Carcosa.”
“Canzone di Cassilda” — Il Re in Giallo, Atto I, Scena 2°
Il secondo gruppo di sei racconti, che sebbene occupi quasi 3/4 del libro non viene neanche nominato in quarta di copertina, per mia sfortuna abbandona gradualmente la bellissima atmosfera orrorifica e soprannaturale facendosi più romantico, decadente, bohemien. Insomma, va detto, una noia mortale.
A un certo punto della sua già poliedrica carriera infatti (l’autore nasce artista, per poi votarsi completamente alla scrittura a partire dal 1889) Chambers abbandonò le Weird Tales per dedicarsi alla scrittura di racconti storici e romantici, ironicamente definiti “racconti per segretarie” che, monetariamente parlando, avevano sicuramente molta più fortuna di quelli orrorifici, ma che ahimè non hanno niente della profondità e del piglio di quest’ultimi.
Insomma se nei primi quattro racconti del Re in Giallo si possono apprezzare il coraggio e l’abilità di un autore destinato a grandi cose, la sua penna arguta e le sue idee che precorrono i tempi, sconfinando addirittura nella distopia, nei secondi sei si cade progressivamente e inspiegabilmente in trame mediocri, melense e pompose che potrebbero essere uscite dalla mano di uno scribacchino qualunque
Lo stesso Lovecraft, parlando della svolta romantica di Chambers disse che egli era come un Titano caduto, dotato di grandi capacità ma ormai incapace di usarle.
Chambers is like Rupert Hughes and a few other fallen Titans – equipped with the right brains and education but wholly out of the habit of using them.
— H.P. Locevraft in una lettera a Clark Ashton Smith
Sebbene i primi quattro racconti valgano da soli l’intero volume (magari una versione più economica di questa), il risultato finale é quindi un misero MEH. Se esiste un libro che può esaltare e deludere insieme, per me é questo.
Mi trovi completamente d’accordo. Anche sul fatto che i due libri costano un botto.